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Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
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Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
Evevo già pensato di scrivere qualcosa sulla mia esperienza riguardante l'Esame di Stato, ma fino ad oggi non avevo buttato giù nulla.
Siccome è una settimana che sono a casa a causa di un "non si sa cosa" ed è il secondo giorno che non ho la febbre, mi annoio da morire; quindi stamattina ho scritto un pò di righe sull'argomento che spero possano essere utili a qualcuno. Non prendetele come "oro colato" in quanto sono solo consigli derivati da quello che ho vissuto e da come avevo deciso di prepararmi per le varie prove. Per il momento ho trattato solo fino alle prove scritte; inserirò gli orali e la pratica quando avrò voglia di rimettermi davanti al pc.
Gli errori ortografici e di sintassi, come sempre, probabilmente saranno presenti... abbiate pazienza... considerate che è scritto da un febbricitante (spero di non aver delirato pure nei contenuti eh-eh).
Critiche, domande, consigli, ecc. sono sempre ben accetti. Buona lettura.
L'Esame di Stato è una prova “anomala” sotto molti aspetti. Innanzi tutto si colloca alla fine del Corso di Studi, dove già si è data verifica delle proprie conoscenze attraverso il superamento degli esami e si è dimostrato un minimo di “saper fare” attraverso la sperimentazione pratica del tirocinio. Oltre a ciò l'Esame si colloca generalmente a pochi mesi dalla laurea, proprio quando si pensa che nessuna prova possa essere peggiore.
Per queste ragioni generalmente il “grande esame” è vissuto dagli studenti come un'inutile rottura di scatole senza un senso.
A mio parere, al di là delle solite semplici frasi da “corridoio d'università”, l'Esame di Stato ha una sua ragione di esistere sulla quale e della quale potremmo discutere per ore probabilmente senza venirne a capo. Non voglio stare qui a sindacare le ragioni per cui esso è stato indetto quindi, lascio questo ad altri dibattiti.
Il dato di fatto, con cui tutti dobbiamo confrontarci è che le prove d'abilitazione, per chi vuole fare l'assistente sociale, costituiscono un passaggio obbligato, “volenti o nolenti”.
Di fatto il superamento dell'esame sancisce l'ingresso all'interno della comunità professionale e, di conseguenza, è finalizzato a verificare più che il “saper ripetere il sapere professionale” (come siamo stati generalmente abituati durante gli esami), soprattutto l'interiorizzazione delle competenze professionali; in parole semplici, se una persona può o meno essere un buon professionista. Per quanto possa essere difficoltoso per una commissione poter giungere ad una tale decisione, essenzialmente tale è, anche perchè il superamento delle prove è requisito necessario all'iscrizione all'albo.
Come sostiene Ugo Albano: «Il fine principale dell’esame di Stato non è il semplice superamento delle prove, ma la verifica delle competenze professionali, nel senso che le prime sono strumento subalterno alle seconde: i contenuti e le modalità delle prove devono cioè verificare le competenze professionali e non essere solo la verifica generica di una certa conoscenza. L’esame di Stato non è quindi un generico “compitino”, ma da questo deve essere misurabile l’insieme delle competenze possedute; non si tratta quindi di “sapere” la nozione o il dato, ma di capire “che competenza specifica viene misurata”. Le competenze, infatti, sono le capacità esigibili nel lavoro che il professionista deve saper dimostrare; esse sono inoltre codificate per Legge e rappresentano il “patto” tra la professione e le organizzazioni sociali interessate, quelle del lavoro e quelle del mercato».
Io ho sostenuto l'Esame nell'ultima sessione di dicembre e, senza la pretesa di essere in grado di consigliare, vorrei illustrarvi come io ho deciso di affrontarlo nella speranza che questo possa essere utile ad altri per organizzarsi nella preparazione o anche solo per rifletterci sopra o dirmi che io ho sbagliato tutto.
Siccome è una settimana che sono a casa a causa di un "non si sa cosa" ed è il secondo giorno che non ho la febbre, mi annoio da morire; quindi stamattina ho scritto un pò di righe sull'argomento che spero possano essere utili a qualcuno. Non prendetele come "oro colato" in quanto sono solo consigli derivati da quello che ho vissuto e da come avevo deciso di prepararmi per le varie prove. Per il momento ho trattato solo fino alle prove scritte; inserirò gli orali e la pratica quando avrò voglia di rimettermi davanti al pc.
Gli errori ortografici e di sintassi, come sempre, probabilmente saranno presenti... abbiate pazienza... considerate che è scritto da un febbricitante (spero di non aver delirato pure nei contenuti eh-eh).
Critiche, domande, consigli, ecc. sono sempre ben accetti. Buona lettura.
L'Esame di Stato è una prova “anomala” sotto molti aspetti. Innanzi tutto si colloca alla fine del Corso di Studi, dove già si è data verifica delle proprie conoscenze attraverso il superamento degli esami e si è dimostrato un minimo di “saper fare” attraverso la sperimentazione pratica del tirocinio. Oltre a ciò l'Esame si colloca generalmente a pochi mesi dalla laurea, proprio quando si pensa che nessuna prova possa essere peggiore.
Per queste ragioni generalmente il “grande esame” è vissuto dagli studenti come un'inutile rottura di scatole senza un senso.
A mio parere, al di là delle solite semplici frasi da “corridoio d'università”, l'Esame di Stato ha una sua ragione di esistere sulla quale e della quale potremmo discutere per ore probabilmente senza venirne a capo. Non voglio stare qui a sindacare le ragioni per cui esso è stato indetto quindi, lascio questo ad altri dibattiti.
Il dato di fatto, con cui tutti dobbiamo confrontarci è che le prove d'abilitazione, per chi vuole fare l'assistente sociale, costituiscono un passaggio obbligato, “volenti o nolenti”.
Di fatto il superamento dell'esame sancisce l'ingresso all'interno della comunità professionale e, di conseguenza, è finalizzato a verificare più che il “saper ripetere il sapere professionale” (come siamo stati generalmente abituati durante gli esami), soprattutto l'interiorizzazione delle competenze professionali; in parole semplici, se una persona può o meno essere un buon professionista. Per quanto possa essere difficoltoso per una commissione poter giungere ad una tale decisione, essenzialmente tale è, anche perchè il superamento delle prove è requisito necessario all'iscrizione all'albo.
Come sostiene Ugo Albano: «Il fine principale dell’esame di Stato non è il semplice superamento delle prove, ma la verifica delle competenze professionali, nel senso che le prime sono strumento subalterno alle seconde: i contenuti e le modalità delle prove devono cioè verificare le competenze professionali e non essere solo la verifica generica di una certa conoscenza. L’esame di Stato non è quindi un generico “compitino”, ma da questo deve essere misurabile l’insieme delle competenze possedute; non si tratta quindi di “sapere” la nozione o il dato, ma di capire “che competenza specifica viene misurata”. Le competenze, infatti, sono le capacità esigibili nel lavoro che il professionista deve saper dimostrare; esse sono inoltre codificate per Legge e rappresentano il “patto” tra la professione e le organizzazioni sociali interessate, quelle del lavoro e quelle del mercato».
Io ho sostenuto l'Esame nell'ultima sessione di dicembre e, senza la pretesa di essere in grado di consigliare, vorrei illustrarvi come io ho deciso di affrontarlo nella speranza che questo possa essere utile ad altri per organizzarsi nella preparazione o anche solo per rifletterci sopra o dirmi che io ho sbagliato tutto.
Ultima modifica di il Ven Gen 11, 2008 4:23 pm - modificato 5 volte.
L'Esame di Stato
La prima azione da intraprendere appena si decide di sostenere l'Esame (ma anche prima direi), magari ancora frastornati e provati dalla recente Tesi di laurea, è capire che cosa è questa prova e in che cosa consiste.
C'è una fonte normativa che può rispondere a tutte le nostre domande: il D.M. n. 155 del 30 marzo 1998 “Regolamento recante norme sull'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di assistente sociale”.
Vi consiglio di andarvelo a leggere perchè dentro di esso sono chiariti molti dei dubbi che spesso attanagliano gli abilitanti: come sono le prove? Come è formata la commissione d'esame? Che argomenti chiedono? Come si svolgono gli esami? Ecc.
Non riporto qui gli articoli perchè tanto non avrebbe senso e consumerebbe solo spazio. In ogni caso è molto importante “inquadrare” ed entrare nell'ottica della prova sia per essere consapevoli di ciò che ci aspetta, sia per riuscire ad organizzarci un minimo il lavoro. Consiglio, oltre alla legge, di consultare anche il sito http://www.serviziosociale.com/studenti/esamestato.htm dove potrete trovare un “miniguida” all'Esame. Oltre a ciò suggerisco anche di farvi una bella panoramica dei maggiori forum del nostro settore dove ciclicamente “studenti spaventati” porgono domande inerenti all'Esame di abilitazione e le cui risposte sono ottime fonti di informazione.
Ritornando al mio caso, nel tentativo di razionalizzare un minimo, direi di procedere per domande...
Dove sostenere l'Esame?
Questa è una delle prime domande che generalmente si pongono gli studenti. Il dubbio assilla in special modo i laureati di Torino che vengono intimoriti dalla bassa percentuale di abilitati nelle sessioni nostrane. Ognuno deve giudicare come crede ed in base a propri parametri e necessità. Personalmente ho scelto di sostenere le prove a Torino sia perchè conoscevo già i membri della commissione esaminatrice, sia per la ovvia comodità.
In altre regioni l'esame costa meno (a Cagliari se non sbaglio la tassa universitaria è addirittura inferiore ai 10 euri e questa è una cosa che, a mio giudizio, dovrebbe essere parificata o quanto meno livellata in linea di massima tra le sedi universitarie perchè crea evidenti disparità) ma alla fine tra il viaggio e il resto il gioco non vale la candela.
Per quanto riguarda le percentuali di abilitati, qui si entra in un argomento spinoso e ricco di “leggende universitarie”. Infatti pare che a Torino siano “cattivi” e non facciano passare nessuno e che, gli stessi studenti in altre sedi, superino le prove senza alcuna difficoltà.
A mio giudizio la verità dei fatti è che molto dipende dalle commissioni che vengono indette. Vi consigli di farvi un giro nei vari siti delle varie università italiane per scoprire che, da sessione a sessione, in alcune molti sono stati promossi ed in altre vi sono state stragi (uno fra tutti Alessandria nell'anno appena passato). Vi è anche la leggenda secondo la quale, più ci si spinge al sud più l'Esame divenga semplice. In realtà anche questa opinione vacilla nel momento in cui si legge che, ad esempio, a Bari in questa sessione (che è ancora in corso) su 89 candidati di partenza, hanno superato i due scritti solo in 55. Insomma non vi sono assiomi su questo tema, quindi ognuno si regoli e decida come crede. Il mio consiglio è solo quello di non credere a tutto ciò che sentite nei corridoi dagli altri studenti. Se siete preparati superate l'esame sia a Messina che a Trieste o a Torino.
Come prepararsi alle prove?
Per quanto riguarda la preparazione, a mio parere, è necessario suddividerla in “generale” e “specifica”. La generale consiste in tutto quella conoscenza vasta che abbiamo appreso durante il corso di studi e che va dal metodo di studio alla conoscenza dei grandi temi sul servizio sociale. In realtà risulta difficile riuscirvi a spiegare bene cosa voglio intendere; mi riferisco all'intero bagaglio culturale e personale che dovremmo aver costruito durante i tre anni del Corso di Laurea. Secondo me è altamente pericoloso, oltre che riduttivo, studiare per comparti, tanto più in vista del “Grande Esame”. Bisognerebbe avere una visione diffusa e consapevole delle cose. Se vi dico “domiciliarità” vuoi cosa pensate? Spero non alla definizione pura e semplice! Ci si potrebbe scrivere un libro, spaziando dalla sociologia al diritto, dalle politiche sociali alla psicologia senza tralasciare punti di vista personali. All'Esame di Stato bisogna giungere con questo tipo di conoscenza, derivata direttamente da quella specifica, ma più “alta” e qualitativamente indubbiamente superiore.
Sapere un po' di tutto (anche e sopra tutto non necessariamente delle materie “canoniche”), sapere collegare le discipline, avere propri unti di vista (ecc.) ritengo sia utile a non trovarsi impreparati rispetto a qualsiasi argomento, oltre che essere una capacità necessaria ad un buon professionista.
E' molto difficoltoso riuscire a spiegarvi questo mio parere, ma spero di esserci un minimo riuscito. Quindi il mio consiglio è quello di riflettere su ciò che si studia, criticarlo, verificarlo, collegarlo ad altri argomenti, approfondirlo, ricercare differenti punti di visione, confrontalo con essi, (ecc.); in un semplice concetto “farlo proprio” e non lasciarlo come un “qualcosa” scritto su un libro e appreso mnemonicamente. Questo insieme di conoscenze e competenze sarà spendibile in ognuna delle quattro prove, di conseguenza, risulterà particolarmente utile molto di più rispetto ad uno studio di tipo settoriale. In definitiva, (anche perchè è richiesta come capacità dall'Esame stesso) bisogna riuscire ad arrivare alle prove con una preparazione ampia, personale e, di conseguenza, molto spendibile. Giungervi, al contrario, con una serie di nozioni scollegate è, ovviamente, altamente rischioso.
Per quanto concerne la “conoscenza specifica” delle singole discipline, invece, è indubbio che ogni materia studiata nel Corso di Studi costituirà parte integrante della preparazione dell'Esame, chi più e chi meno. Oltre a queste sono però altrettanto essenziali altre conoscenze che, probabilmente, non si sono affrontate durante le lezioni (specifiche leggi, servizi del territorio di cui non sappiamo l'utilità, ecc.), ma su questo ognuno deve organizzarsi e seguire un proprio percorso studiando in base alle proprie necessità. Io, ad esempio, avevo notevoli carenze in materia di diritto civile e penale, oltre a non conoscere molto bene specifici settori d'intervento come quello per i minori o per le dipendenze, di conseguenza ho approfondito particolarmente questi argomenti. Anche se sarà molto difficile che all'esame vi chiedano argomenti mirati (è improbabile, ad esempio, che vi chiedano cosa dice l'art.5 della 32800 o come si attua un inserimento in una comunità psichiatrica, proprio perchè nessuno dei candidati può sapere a memoria la legislazione o essere un esperto in qualsiasi settore d'intervento) è comunque di basilare importanza conoscere un minimo come i servizi sono organizzati e quali sono le leggi che li regolano.
Un ultimo, ma a mio parere importantissimo, consiglio è quello di prepararsi specificatamente per ogni singola prova, nel tentativo di approfondire in particolare modo i temi che verranno richiesti.
Ora, tale metodo è attuabile se le prove sono, come lo sono state fino alla sessione precedente, distanziate le une dalle altre di almeno una settimana. Nel mio caso, malgrado mi prefigurassi tale impostazione, non è avvento e mi sono ritrovato con il “programma di studio” totalmente sballato nelle ultime settimane.
Ogni singola prova verterà su argomenti ben definiti che sono sanciti all'interno del DPR:
- Prima prova: aspetti teorici e applicativi delle discipline dell'area di servizio sociale; principi, fondamenti, metodi, tecniche professionali del servizio sociale, del rilevamento e trattamento di situazioni di disagio sociale;
- Seconda prova: principi di politica sociale; principi e metodi di organizzazione e offerta di servizi sociali;
- Prova orale: legislazione e deontologia professionale; discussione dell'elaborato scritto; esame critico dell'attività svolta durante il tirocinio professionale;
- Prova pratica: analisi, discussione e formulazione di proposte di soluzione di un caso prospettato dalla commissione nelle materie di cui alla lettera.
E' quindi molto utile, se l'organizzazione della sessione lo permette, impostare il proprio studio in base alla tipologia di prova da sostenere. Ha poco senso studiare “Organizzazione dei Servizi Sociali” in vista della prima prova perchè, anche se potrebbe comunque esservi utile, difficilmente vi saranno richiesti quegli argomenti.
Su che testi prepararsi?
Partiamo da un presupposto: non esistono attualmente (e probabilmente mai ne esisteranno) testi completi per preparare l'esame di Stato. Anche quelli che “spacciano” come tali, in realtà non sono altro che, molto utili, compendi, ma nulla di più. Possono valere come “sentieri” generali o come libri per un ripasso frettoloso del “tutto”, ma mai come testi unici in grado di fornirvi tutte le conoscenze ciò di cui avrete bisogno per sostenere le prove. Rendersi conto di questo è molto importante a mio giudizio perchè mi è capitato spesso di vedere alcune ragazze studiare esclusivamente questo genere di testi nella convinzione che ciò bastasse; è un retaggio “universitario” che ci induce a credere e ricercare sempre dei “tesi d'esame” ben definiti sui quali prepararci, ma ciò non è possibile con le prove d'abilitazione.
Chiarito questo, è necessario però individuare comunque un insieme di fonti dalle quali attingere per la preparazione. Ognuno, ovviamente, segue un suo metodo di selezione in base alle proprie esigenze.
Per quel che riguarda la mia esperienza ho studiato seguendo quest'ordine:
Studio e schematizzazione del Dizionario di Servizio Sociale
Sono 900 pagine si... ma è l'unico testo che riesce a dare una infarinatura generale su qualsiasi tema e oltretutto è ricco di importanti rimandi da cui espandere le proprie ricerche sulle singole argomentazioni.
Studio di un manuale di preparazione all'Esame di Stato
In circolazione ve ne sono una manciata; io personalmente consiglio quello di M.L. Raineri (a cui ho già dedicato una discussione in questa stessa sezione del forum) che, anche se è un insieme di saggi, riesce a fornire un punto di vista diverso rispetto a quello che siamo stati abituati a studiare sui libri dei corsi. Nell'insieme regala una lettura più “internazionale” dei grandi temi del Servizio Sociale e, soprattutto, fornisce importantissimi spunti di critica in numerose occasioni. Il secondo libro con le tracce svolte e le appendici sono delle vere manne dal cielo per il ripasso e per la prova pratica!
Studio dei testi del corso di laurea
Ovviamente non è umanamente possibile ristudiare tutti i testi visti in quattro anni, ma probabilmente per ogni prova dovreste possedere degli schemi/riassunti in un qualche cassetto giusto? Bene, è il momento di riscoprirli e di rinfrescarvi per bene la memoria in special modo per quanto riguarda i testi delle materie professionali (principi, metodi, organizzazione, ecc.)
Studio delle fonti normative
Sono importatissime! E non mi riferisco solo alla 328 o alla legge regionale attuativa (che ovviamente sono basilari), ma a tutte le fonti che possono concorrere, in un modo o nell'altro, a regolare l'attuale contesto dei Servizi Sociali. E' da considerare il fatto che potrete avvalervene durante le prove scritte, di conseguenza non è importante saperle “a memoria”, quanto più conoscerle nel vero senso del termine.
La normativa non è solo un insieme di noiose e pompose regole da seguire, è anche e sopra tutto un concentrato delle maggiori argomentazioni di politica sociale e non solo attuali. Per citare ancora una volta la “Domiciliarità”, essa è rintracciabile in almeno una decina di norme attuali e, nel caso vi capitasse un tema su tale argomento, potrete addirittura far partire il discorso dalla legge Crispi! L'insieme della normativa, quindi, è da considerare come un vero e proprio libro di testo e una sua buona conoscenza, anche solo per orientarsi all'interno di esse, risulta di basilare importanza.
Alla fine di tutto questo dovreste avere, se già non la possedevate prima, una visione molto “ampia” di tutto ciò che può concorrere al servizio sociale (e fidatevi è tanto).
Se siete sopravvissuti a tutto ciò ma volete ancora approfondire alcuni argomenti consiglierei di fare un buon lavoro di “affinamento” attraverso delle ricerche bibliografiche andandovi a cercare articoli e saggi inerenti; in questo modo potrete anche avere diversi livelli di lettura, critiche e punti di vista sulle varie tematiche. Se avete dei dubbi o delle lacune su alcune argomentazioni cercate di rileggervi i passaggi che le trattano, scrivete ai docenti per fare domande, cercate in biblioteca, ecc.
Per tutto lo studio riassumete ciò che leggete per poterlo rivedere in un ultimo grande ripasso. Più che riassumere, io consiglio, di procedere per schemi concettuali molto essenziali; le cose da sapere sono talmente tanto vaste e interdipendenti le une dalle altre che se non fate altrimenti alla fine vi ritrovereste con millemila pagine di riassunti, difficili da consultare e da rivedere.
Ricordatevi che la maggior parte dei libri li avrete già studiati, quindi, almeno in teoria, già interiorizzati; non vi serve “saperli” ma “conoscerli”.
C'è una fonte normativa che può rispondere a tutte le nostre domande: il D.M. n. 155 del 30 marzo 1998 “Regolamento recante norme sull'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di assistente sociale”.
Vi consiglio di andarvelo a leggere perchè dentro di esso sono chiariti molti dei dubbi che spesso attanagliano gli abilitanti: come sono le prove? Come è formata la commissione d'esame? Che argomenti chiedono? Come si svolgono gli esami? Ecc.
Non riporto qui gli articoli perchè tanto non avrebbe senso e consumerebbe solo spazio. In ogni caso è molto importante “inquadrare” ed entrare nell'ottica della prova sia per essere consapevoli di ciò che ci aspetta, sia per riuscire ad organizzarci un minimo il lavoro. Consiglio, oltre alla legge, di consultare anche il sito http://www.serviziosociale.com/studenti/esamestato.htm dove potrete trovare un “miniguida” all'Esame. Oltre a ciò suggerisco anche di farvi una bella panoramica dei maggiori forum del nostro settore dove ciclicamente “studenti spaventati” porgono domande inerenti all'Esame di abilitazione e le cui risposte sono ottime fonti di informazione.
Ritornando al mio caso, nel tentativo di razionalizzare un minimo, direi di procedere per domande...
Dove sostenere l'Esame?
Questa è una delle prime domande che generalmente si pongono gli studenti. Il dubbio assilla in special modo i laureati di Torino che vengono intimoriti dalla bassa percentuale di abilitati nelle sessioni nostrane. Ognuno deve giudicare come crede ed in base a propri parametri e necessità. Personalmente ho scelto di sostenere le prove a Torino sia perchè conoscevo già i membri della commissione esaminatrice, sia per la ovvia comodità.
In altre regioni l'esame costa meno (a Cagliari se non sbaglio la tassa universitaria è addirittura inferiore ai 10 euri e questa è una cosa che, a mio giudizio, dovrebbe essere parificata o quanto meno livellata in linea di massima tra le sedi universitarie perchè crea evidenti disparità) ma alla fine tra il viaggio e il resto il gioco non vale la candela.
Per quanto riguarda le percentuali di abilitati, qui si entra in un argomento spinoso e ricco di “leggende universitarie”. Infatti pare che a Torino siano “cattivi” e non facciano passare nessuno e che, gli stessi studenti in altre sedi, superino le prove senza alcuna difficoltà.
A mio giudizio la verità dei fatti è che molto dipende dalle commissioni che vengono indette. Vi consigli di farvi un giro nei vari siti delle varie università italiane per scoprire che, da sessione a sessione, in alcune molti sono stati promossi ed in altre vi sono state stragi (uno fra tutti Alessandria nell'anno appena passato). Vi è anche la leggenda secondo la quale, più ci si spinge al sud più l'Esame divenga semplice. In realtà anche questa opinione vacilla nel momento in cui si legge che, ad esempio, a Bari in questa sessione (che è ancora in corso) su 89 candidati di partenza, hanno superato i due scritti solo in 55. Insomma non vi sono assiomi su questo tema, quindi ognuno si regoli e decida come crede. Il mio consiglio è solo quello di non credere a tutto ciò che sentite nei corridoi dagli altri studenti. Se siete preparati superate l'esame sia a Messina che a Trieste o a Torino.
Come prepararsi alle prove?
Per quanto riguarda la preparazione, a mio parere, è necessario suddividerla in “generale” e “specifica”. La generale consiste in tutto quella conoscenza vasta che abbiamo appreso durante il corso di studi e che va dal metodo di studio alla conoscenza dei grandi temi sul servizio sociale. In realtà risulta difficile riuscirvi a spiegare bene cosa voglio intendere; mi riferisco all'intero bagaglio culturale e personale che dovremmo aver costruito durante i tre anni del Corso di Laurea. Secondo me è altamente pericoloso, oltre che riduttivo, studiare per comparti, tanto più in vista del “Grande Esame”. Bisognerebbe avere una visione diffusa e consapevole delle cose. Se vi dico “domiciliarità” vuoi cosa pensate? Spero non alla definizione pura e semplice! Ci si potrebbe scrivere un libro, spaziando dalla sociologia al diritto, dalle politiche sociali alla psicologia senza tralasciare punti di vista personali. All'Esame di Stato bisogna giungere con questo tipo di conoscenza, derivata direttamente da quella specifica, ma più “alta” e qualitativamente indubbiamente superiore.
Sapere un po' di tutto (anche e sopra tutto non necessariamente delle materie “canoniche”), sapere collegare le discipline, avere propri unti di vista (ecc.) ritengo sia utile a non trovarsi impreparati rispetto a qualsiasi argomento, oltre che essere una capacità necessaria ad un buon professionista.
E' molto difficoltoso riuscire a spiegarvi questo mio parere, ma spero di esserci un minimo riuscito. Quindi il mio consiglio è quello di riflettere su ciò che si studia, criticarlo, verificarlo, collegarlo ad altri argomenti, approfondirlo, ricercare differenti punti di visione, confrontalo con essi, (ecc.); in un semplice concetto “farlo proprio” e non lasciarlo come un “qualcosa” scritto su un libro e appreso mnemonicamente. Questo insieme di conoscenze e competenze sarà spendibile in ognuna delle quattro prove, di conseguenza, risulterà particolarmente utile molto di più rispetto ad uno studio di tipo settoriale. In definitiva, (anche perchè è richiesta come capacità dall'Esame stesso) bisogna riuscire ad arrivare alle prove con una preparazione ampia, personale e, di conseguenza, molto spendibile. Giungervi, al contrario, con una serie di nozioni scollegate è, ovviamente, altamente rischioso.
Per quanto concerne la “conoscenza specifica” delle singole discipline, invece, è indubbio che ogni materia studiata nel Corso di Studi costituirà parte integrante della preparazione dell'Esame, chi più e chi meno. Oltre a queste sono però altrettanto essenziali altre conoscenze che, probabilmente, non si sono affrontate durante le lezioni (specifiche leggi, servizi del territorio di cui non sappiamo l'utilità, ecc.), ma su questo ognuno deve organizzarsi e seguire un proprio percorso studiando in base alle proprie necessità. Io, ad esempio, avevo notevoli carenze in materia di diritto civile e penale, oltre a non conoscere molto bene specifici settori d'intervento come quello per i minori o per le dipendenze, di conseguenza ho approfondito particolarmente questi argomenti. Anche se sarà molto difficile che all'esame vi chiedano argomenti mirati (è improbabile, ad esempio, che vi chiedano cosa dice l'art.5 della 32800 o come si attua un inserimento in una comunità psichiatrica, proprio perchè nessuno dei candidati può sapere a memoria la legislazione o essere un esperto in qualsiasi settore d'intervento) è comunque di basilare importanza conoscere un minimo come i servizi sono organizzati e quali sono le leggi che li regolano.
Un ultimo, ma a mio parere importantissimo, consiglio è quello di prepararsi specificatamente per ogni singola prova, nel tentativo di approfondire in particolare modo i temi che verranno richiesti.
Ora, tale metodo è attuabile se le prove sono, come lo sono state fino alla sessione precedente, distanziate le une dalle altre di almeno una settimana. Nel mio caso, malgrado mi prefigurassi tale impostazione, non è avvento e mi sono ritrovato con il “programma di studio” totalmente sballato nelle ultime settimane.
Ogni singola prova verterà su argomenti ben definiti che sono sanciti all'interno del DPR:
- Prima prova: aspetti teorici e applicativi delle discipline dell'area di servizio sociale; principi, fondamenti, metodi, tecniche professionali del servizio sociale, del rilevamento e trattamento di situazioni di disagio sociale;
- Seconda prova: principi di politica sociale; principi e metodi di organizzazione e offerta di servizi sociali;
- Prova orale: legislazione e deontologia professionale; discussione dell'elaborato scritto; esame critico dell'attività svolta durante il tirocinio professionale;
- Prova pratica: analisi, discussione e formulazione di proposte di soluzione di un caso prospettato dalla commissione nelle materie di cui alla lettera.
E' quindi molto utile, se l'organizzazione della sessione lo permette, impostare il proprio studio in base alla tipologia di prova da sostenere. Ha poco senso studiare “Organizzazione dei Servizi Sociali” in vista della prima prova perchè, anche se potrebbe comunque esservi utile, difficilmente vi saranno richiesti quegli argomenti.
Su che testi prepararsi?
Partiamo da un presupposto: non esistono attualmente (e probabilmente mai ne esisteranno) testi completi per preparare l'esame di Stato. Anche quelli che “spacciano” come tali, in realtà non sono altro che, molto utili, compendi, ma nulla di più. Possono valere come “sentieri” generali o come libri per un ripasso frettoloso del “tutto”, ma mai come testi unici in grado di fornirvi tutte le conoscenze ciò di cui avrete bisogno per sostenere le prove. Rendersi conto di questo è molto importante a mio giudizio perchè mi è capitato spesso di vedere alcune ragazze studiare esclusivamente questo genere di testi nella convinzione che ciò bastasse; è un retaggio “universitario” che ci induce a credere e ricercare sempre dei “tesi d'esame” ben definiti sui quali prepararci, ma ciò non è possibile con le prove d'abilitazione.
Chiarito questo, è necessario però individuare comunque un insieme di fonti dalle quali attingere per la preparazione. Ognuno, ovviamente, segue un suo metodo di selezione in base alle proprie esigenze.
Per quel che riguarda la mia esperienza ho studiato seguendo quest'ordine:
Studio e schematizzazione del Dizionario di Servizio Sociale
Sono 900 pagine si... ma è l'unico testo che riesce a dare una infarinatura generale su qualsiasi tema e oltretutto è ricco di importanti rimandi da cui espandere le proprie ricerche sulle singole argomentazioni.
Studio di un manuale di preparazione all'Esame di Stato
In circolazione ve ne sono una manciata; io personalmente consiglio quello di M.L. Raineri (a cui ho già dedicato una discussione in questa stessa sezione del forum) che, anche se è un insieme di saggi, riesce a fornire un punto di vista diverso rispetto a quello che siamo stati abituati a studiare sui libri dei corsi. Nell'insieme regala una lettura più “internazionale” dei grandi temi del Servizio Sociale e, soprattutto, fornisce importantissimi spunti di critica in numerose occasioni. Il secondo libro con le tracce svolte e le appendici sono delle vere manne dal cielo per il ripasso e per la prova pratica!
Studio dei testi del corso di laurea
Ovviamente non è umanamente possibile ristudiare tutti i testi visti in quattro anni, ma probabilmente per ogni prova dovreste possedere degli schemi/riassunti in un qualche cassetto giusto? Bene, è il momento di riscoprirli e di rinfrescarvi per bene la memoria in special modo per quanto riguarda i testi delle materie professionali (principi, metodi, organizzazione, ecc.)
Studio delle fonti normative
Sono importatissime! E non mi riferisco solo alla 328 o alla legge regionale attuativa (che ovviamente sono basilari), ma a tutte le fonti che possono concorrere, in un modo o nell'altro, a regolare l'attuale contesto dei Servizi Sociali. E' da considerare il fatto che potrete avvalervene durante le prove scritte, di conseguenza non è importante saperle “a memoria”, quanto più conoscerle nel vero senso del termine.
La normativa non è solo un insieme di noiose e pompose regole da seguire, è anche e sopra tutto un concentrato delle maggiori argomentazioni di politica sociale e non solo attuali. Per citare ancora una volta la “Domiciliarità”, essa è rintracciabile in almeno una decina di norme attuali e, nel caso vi capitasse un tema su tale argomento, potrete addirittura far partire il discorso dalla legge Crispi! L'insieme della normativa, quindi, è da considerare come un vero e proprio libro di testo e una sua buona conoscenza, anche solo per orientarsi all'interno di esse, risulta di basilare importanza.
Alla fine di tutto questo dovreste avere, se già non la possedevate prima, una visione molto “ampia” di tutto ciò che può concorrere al servizio sociale (e fidatevi è tanto).
Se siete sopravvissuti a tutto ciò ma volete ancora approfondire alcuni argomenti consiglierei di fare un buon lavoro di “affinamento” attraverso delle ricerche bibliografiche andandovi a cercare articoli e saggi inerenti; in questo modo potrete anche avere diversi livelli di lettura, critiche e punti di vista sulle varie tematiche. Se avete dei dubbi o delle lacune su alcune argomentazioni cercate di rileggervi i passaggi che le trattano, scrivete ai docenti per fare domande, cercate in biblioteca, ecc.
Per tutto lo studio riassumete ciò che leggete per poterlo rivedere in un ultimo grande ripasso. Più che riassumere, io consiglio, di procedere per schemi concettuali molto essenziali; le cose da sapere sono talmente tanto vaste e interdipendenti le une dalle altre che se non fate altrimenti alla fine vi ritrovereste con millemila pagine di riassunti, difficili da consultare e da rivedere.
Ricordatevi che la maggior parte dei libri li avrete già studiati, quindi, almeno in teoria, già interiorizzati; non vi serve “saperli” ma “conoscerli”.
Gli scritti
Come prepararsi per gli scritti?
La parola cardine nella preparazione degli scritti è “esercitazione”. Se uscirà un argomento che conoscete bene sicuramente sarete avvantaggiati rispetto ad un tema dove non saprete da dove iniziare, ma ciò non significa che saprete altrettanto bene scriverlo. Bisogna esercitarsi nella scrittura e questa è una procedura lunga e noiosa ma utilissima e necessaria. Consiglio a tal fine di costruirvi “la magica scatola dei temi”: scaricatevi le tracce assegnate nelle sessioni precedenti (meglio se non le leggete), fatene dei bei fogliettini ed estraetele (lasciate stare i temi assegnati in altre università perchè, non sempre ma spesso, differiscono di molto da quelle ciclicamente presentate a Torino).
A quel punto esercitatevi a scrivere con l'orologio sottomano per vedere come ve la cavate. Sembra un'attività stupida ma è importantissima e mediante essa capirete i vostri punti di carenza e dove approfondire o meno gli argomenti. Se è possibile fate leggere l'elaborato ad una persona terza che magari non conosce nulla di Servizio Sociale e state a sentire le critiche e le correzioni che vi propone.
Ricordatevelo sempre (questa è una di quelle cose che mi fregano spesso e quindi lo ripeto): sapere un argomento non vuol dire saperlo scrivere.
Le prove scritte sono, in linea di massima, sempre similari negli anni e quindi esercitarvi sarà ancor più utile nel momento in cui vi accorgerete che la traccia estratta sarà di molto simile ad una di quelle che avete svolto a casa vostra.
Fatevi degli schemi concettuali esclusivamente sugli argomenti di ogni singola prova, ed usate quelli come ripasso.
Come ultima cosa consiglio di effettuare le esercitazioni a mano e non al computer. Siamo in un tempo in cui scrivere a mano sta diventando una attività sempre meno eseguita (da quanto tempo non scrivete più di due pagine a mano?) e, fidatevi, scrivere al pc è di molto diverso rispetto all'attività manuale. Ci stiamo disabituando all'utilizzo dei fogli protocollo e, io per primo, ci troviamo in grande difficoltà nel momento in cui ci viene richiesto (ancor di più in un contesto altamente stressante quale è l'Esame di Stato). Tutto ciò può causare conseguenze drammaticamente spiacevoli, di conseguenza esercitatevi a mano!
Nel mio caso ho avuto l'immensa fortuna di poter redarre l'elaborato al pc, ma non credo che tale possibilità potrà essere garantita anche nelle sessioni future.
Come presentarsi agli scritti?
All'esame sarà molto probabilmente concesso consultare le fonti normative primarie (statali e regionali), quindi è necessario innanzitutto averle! Stampatele da internet (nel caso consiglio di effettuare anche un minimo di “tagli” alle parti (ad es. alle disposizioni finali) che non servono per risparmiare tempo e carta anche al fine di consentirne una fruizione più immediata durante le prove, oppure scaricatele e portatele in copisteria. Vi ritroverete con un plico di fogli alto almeno 30 cm che, ovviamente, andrà organizzato altrimenti allo scritto perderete solo tempo nella ricerca. Il consiglio quindi di acquistare un bel classificatore ad anelli e di dividervi le leggi in base alle “grandi categorie”; io personalmente le ho divise così: Professione/Ordine, Diritto Amministrativo, Politiche Sociali, Terzo Settore, Anziani, Tutela della donna/coppia/famiglia/Gravidanza, Minori, Disabili, Psichiatria, Penale, Dipendenza, Immigrazione.
Fatevi anche un “indice” delle leggi, utile sia nella ricerca (alcune fonti sono “trasversali” a diverse categorie, dove le avete messe?) sia per ricordarvi il numero velocemente se volete citarle nello scritto.
Le leggi ovviamente dovranno essere intonse, quindi senza commenti o annotazioni. Personalmente credo che sia accettata la sottolineatura ma non prendetela come una verità assoluta. Nel caso, se avete voglia, risulterebbe di molto utile sottolineare i passaggi importanti con dei colori, magari abbinandoli ai grandi temi tipici: community care, welfare mix, ecc. in maniera tale da avere un “filo rosso” utile a ricordarvi i concetti se dovesse capitarvi una di queste tematiche.
Il codice deontologico non è detto che sia ammesso, ma comunque, oltre a conoscerlo, portatevelo dietro (al massimo vi servirà alla fine della prova per rendervi conto di aver sbagliato una citazione! ). Il Piano Nazionale è una fonte primaria, ma difficilmente potrete consultarlo perchè è praticamente un “riassunto” dell'attuale sistema welfare italiano. Ovviamente portatevi la Costituzione italiana che, anche se sembra un consiglio stupido, in molti non avevano al mio scritto.
Quindi presentarsi agli scritti con le leggi organizzate, ma non solo...
Portatevi il dizionario italiano! All'esame dove ho partecipato ricordo di essermi stupito del fatto che neanche un candidato avesse il dizionario sotto braccio. Dovete fare un “tema” in Italiano, il dizionario può servire sempre e, se siete ancora dubbiosi sulla sua utilità, pensate se vi esce una traccia su un argomento che proprio non sapete da dove prendere (il concetto d'urgenza ad esempio); iniziare con la definizione del termine potrebbe essere un modo e la stessa definizione vi farà ragionare sul significato.
Se proprio volete strafare portatevi anche il dizionario dei sinonimi e dei contrari. Nel mio caso avevo un dizionario che oltre alle definizioni forniva anche i sinonimi e, fidatevi, serve moltissimo nella stesura!
Oltre a ciò avrete bisogno di un orologio (non quello del cellulare che è vietato!) e una scatola dei vostri cioccolatini preferiti per i momenti di sconforto o di “auto-care” (magari al caffè così vi svegliano!). Fogli e biro sono consegnati dalla commissione. Andateci con vestiti comodi e “normali”; tacchi, minigonne, collane & co. oltre a non essere, a mio parere, adeguati saranno solo d'impaccio! Avete 3 ore scarse per scrivere il meglio che potete seduti su una sedia, a cosa vi servono fronzoli vari?
Un ultimo consiglio, come prescritto dalla legge i compiti devono essere totalmente anonimi, quindi sopprimete l'impulso che da sempre vi hanno inculcato di mettere “nome e cognome” sul foglio pena l'invalidità del compito (sembra una stupidata ma intanto una ragazza è stata esclusa proprio per questo, quindi occhio!).
Come svolgere gli scritti?
Ognuno scrive come è capace e come preferisce. L'elaborato dell'Esame è uno scritto formale, che sarà letto da professori, dottori e professionisti e quindi dovete sforzarvi di mantenere un tono adeguato. Pensate in grande, non è un “pensierino” ma è un elaborato importante dove deve “traspirare” il massimo della vostra professionalità. Diciamo che è assimilabile ad un saggio scientifico da pubblicare su una rivista, quindi siate seri e professionali.
Non scrivete cose infelici del tipo “accogliere significa far stare bene la persona” o meglio, scrivetelo anche se è una frase “terraterra” che nel contesto si inserisce bene, ma quel “far stare bene” mettetelo fra virgolette quasi a voler prendere le distanze.
Senza stare a dilungarci troppo sull'argomento, diciamo che dovete scrivere un testo scientifico ricco di interpretazioni e pareri personali ove possibile, in modo professionale nella migliore maniera che vi riesce; tutto qua.
Leggete e rileggete per bene la traccia, “buttate” tutto ciò che vi viene in mente in uno schema concettuale, affinate, create una scaletta e iniziate a scrivere. Io consiglio di scrivere direttamente in bella perchè tanto in tre ore non è possibile fare altrimenti (a mio giudizio). Quindi scrivete fin da subito “bene”, ponendo attenzione alla grammatica e alla sintassi. Lasciatevi, se riuscire, un buon margine di tempo per rivedere, integrare, affinare e correggere il testo prima della consegna.
Questi sono i consigli essenziali (inizio ad essere stanco di scrivere eh-eh ), ma di suggerimento su come scrivere, strutturare, ecc. un testo ve ne sono a palate e io non sono sicuramente la persona più adatta ad elargirveli; anni di università vi avranno sicuramente fatto capire come affrontare uno scritto! Se in passato la vostra scrittura è stata criticata o “bocciata” da un qualche docente o avete modo di dubitarne, consiglio di consultare su internet i siti dedicati all'argomento, oppure comprarvi un buon libro in tema che dovrà necessariamente entrare a far parte dei testi di preparazione all'Esame.
In ultimo, ovviamente, vi sarà stato di enorme aiuto l'esservi esercitati nella scrittura in vista della prova attraverso le simulazioni; quindi ancora una volta vi consiglio di farlo!
La parola cardine nella preparazione degli scritti è “esercitazione”. Se uscirà un argomento che conoscete bene sicuramente sarete avvantaggiati rispetto ad un tema dove non saprete da dove iniziare, ma ciò non significa che saprete altrettanto bene scriverlo. Bisogna esercitarsi nella scrittura e questa è una procedura lunga e noiosa ma utilissima e necessaria. Consiglio a tal fine di costruirvi “la magica scatola dei temi”: scaricatevi le tracce assegnate nelle sessioni precedenti (meglio se non le leggete), fatene dei bei fogliettini ed estraetele (lasciate stare i temi assegnati in altre università perchè, non sempre ma spesso, differiscono di molto da quelle ciclicamente presentate a Torino).
A quel punto esercitatevi a scrivere con l'orologio sottomano per vedere come ve la cavate. Sembra un'attività stupida ma è importantissima e mediante essa capirete i vostri punti di carenza e dove approfondire o meno gli argomenti. Se è possibile fate leggere l'elaborato ad una persona terza che magari non conosce nulla di Servizio Sociale e state a sentire le critiche e le correzioni che vi propone.
Ricordatevelo sempre (questa è una di quelle cose che mi fregano spesso e quindi lo ripeto): sapere un argomento non vuol dire saperlo scrivere.
Le prove scritte sono, in linea di massima, sempre similari negli anni e quindi esercitarvi sarà ancor più utile nel momento in cui vi accorgerete che la traccia estratta sarà di molto simile ad una di quelle che avete svolto a casa vostra.
Fatevi degli schemi concettuali esclusivamente sugli argomenti di ogni singola prova, ed usate quelli come ripasso.
Come ultima cosa consiglio di effettuare le esercitazioni a mano e non al computer. Siamo in un tempo in cui scrivere a mano sta diventando una attività sempre meno eseguita (da quanto tempo non scrivete più di due pagine a mano?) e, fidatevi, scrivere al pc è di molto diverso rispetto all'attività manuale. Ci stiamo disabituando all'utilizzo dei fogli protocollo e, io per primo, ci troviamo in grande difficoltà nel momento in cui ci viene richiesto (ancor di più in un contesto altamente stressante quale è l'Esame di Stato). Tutto ciò può causare conseguenze drammaticamente spiacevoli, di conseguenza esercitatevi a mano!
Nel mio caso ho avuto l'immensa fortuna di poter redarre l'elaborato al pc, ma non credo che tale possibilità potrà essere garantita anche nelle sessioni future.
Come presentarsi agli scritti?
All'esame sarà molto probabilmente concesso consultare le fonti normative primarie (statali e regionali), quindi è necessario innanzitutto averle! Stampatele da internet (nel caso consiglio di effettuare anche un minimo di “tagli” alle parti (ad es. alle disposizioni finali) che non servono per risparmiare tempo e carta anche al fine di consentirne una fruizione più immediata durante le prove, oppure scaricatele e portatele in copisteria. Vi ritroverete con un plico di fogli alto almeno 30 cm che, ovviamente, andrà organizzato altrimenti allo scritto perderete solo tempo nella ricerca. Il consiglio quindi di acquistare un bel classificatore ad anelli e di dividervi le leggi in base alle “grandi categorie”; io personalmente le ho divise così: Professione/Ordine, Diritto Amministrativo, Politiche Sociali, Terzo Settore, Anziani, Tutela della donna/coppia/famiglia/Gravidanza, Minori, Disabili, Psichiatria, Penale, Dipendenza, Immigrazione.
Fatevi anche un “indice” delle leggi, utile sia nella ricerca (alcune fonti sono “trasversali” a diverse categorie, dove le avete messe?) sia per ricordarvi il numero velocemente se volete citarle nello scritto.
Le leggi ovviamente dovranno essere intonse, quindi senza commenti o annotazioni. Personalmente credo che sia accettata la sottolineatura ma non prendetela come una verità assoluta. Nel caso, se avete voglia, risulterebbe di molto utile sottolineare i passaggi importanti con dei colori, magari abbinandoli ai grandi temi tipici: community care, welfare mix, ecc. in maniera tale da avere un “filo rosso” utile a ricordarvi i concetti se dovesse capitarvi una di queste tematiche.
Il codice deontologico non è detto che sia ammesso, ma comunque, oltre a conoscerlo, portatevelo dietro (al massimo vi servirà alla fine della prova per rendervi conto di aver sbagliato una citazione! ). Il Piano Nazionale è una fonte primaria, ma difficilmente potrete consultarlo perchè è praticamente un “riassunto” dell'attuale sistema welfare italiano. Ovviamente portatevi la Costituzione italiana che, anche se sembra un consiglio stupido, in molti non avevano al mio scritto.
Quindi presentarsi agli scritti con le leggi organizzate, ma non solo...
Portatevi il dizionario italiano! All'esame dove ho partecipato ricordo di essermi stupito del fatto che neanche un candidato avesse il dizionario sotto braccio. Dovete fare un “tema” in Italiano, il dizionario può servire sempre e, se siete ancora dubbiosi sulla sua utilità, pensate se vi esce una traccia su un argomento che proprio non sapete da dove prendere (il concetto d'urgenza ad esempio); iniziare con la definizione del termine potrebbe essere un modo e la stessa definizione vi farà ragionare sul significato.
Se proprio volete strafare portatevi anche il dizionario dei sinonimi e dei contrari. Nel mio caso avevo un dizionario che oltre alle definizioni forniva anche i sinonimi e, fidatevi, serve moltissimo nella stesura!
Oltre a ciò avrete bisogno di un orologio (non quello del cellulare che è vietato!) e una scatola dei vostri cioccolatini preferiti per i momenti di sconforto o di “auto-care” (magari al caffè così vi svegliano!). Fogli e biro sono consegnati dalla commissione. Andateci con vestiti comodi e “normali”; tacchi, minigonne, collane & co. oltre a non essere, a mio parere, adeguati saranno solo d'impaccio! Avete 3 ore scarse per scrivere il meglio che potete seduti su una sedia, a cosa vi servono fronzoli vari?
Un ultimo consiglio, come prescritto dalla legge i compiti devono essere totalmente anonimi, quindi sopprimete l'impulso che da sempre vi hanno inculcato di mettere “nome e cognome” sul foglio pena l'invalidità del compito (sembra una stupidata ma intanto una ragazza è stata esclusa proprio per questo, quindi occhio!).
Come svolgere gli scritti?
Ognuno scrive come è capace e come preferisce. L'elaborato dell'Esame è uno scritto formale, che sarà letto da professori, dottori e professionisti e quindi dovete sforzarvi di mantenere un tono adeguato. Pensate in grande, non è un “pensierino” ma è un elaborato importante dove deve “traspirare” il massimo della vostra professionalità. Diciamo che è assimilabile ad un saggio scientifico da pubblicare su una rivista, quindi siate seri e professionali.
Non scrivete cose infelici del tipo “accogliere significa far stare bene la persona” o meglio, scrivetelo anche se è una frase “terraterra” che nel contesto si inserisce bene, ma quel “far stare bene” mettetelo fra virgolette quasi a voler prendere le distanze.
Senza stare a dilungarci troppo sull'argomento, diciamo che dovete scrivere un testo scientifico ricco di interpretazioni e pareri personali ove possibile, in modo professionale nella migliore maniera che vi riesce; tutto qua.
Leggete e rileggete per bene la traccia, “buttate” tutto ciò che vi viene in mente in uno schema concettuale, affinate, create una scaletta e iniziate a scrivere. Io consiglio di scrivere direttamente in bella perchè tanto in tre ore non è possibile fare altrimenti (a mio giudizio). Quindi scrivete fin da subito “bene”, ponendo attenzione alla grammatica e alla sintassi. Lasciatevi, se riuscire, un buon margine di tempo per rivedere, integrare, affinare e correggere il testo prima della consegna.
Questi sono i consigli essenziali (inizio ad essere stanco di scrivere eh-eh ), ma di suggerimento su come scrivere, strutturare, ecc. un testo ve ne sono a palate e io non sono sicuramente la persona più adatta ad elargirveli; anni di università vi avranno sicuramente fatto capire come affrontare uno scritto! Se in passato la vostra scrittura è stata criticata o “bocciata” da un qualche docente o avete modo di dubitarne, consiglio di consultare su internet i siti dedicati all'argomento, oppure comprarvi un buon libro in tema che dovrà necessariamente entrare a far parte dei testi di preparazione all'Esame.
In ultimo, ovviamente, vi sarà stato di enorme aiuto l'esservi esercitati nella scrittura in vista della prova attraverso le simulazioni; quindi ancora una volta vi consiglio di farlo!
Gli orali
Se siete giunti agli orali metà del gioco è fatto e vi rimangono ancora due prove. A seconda di a chi si domanda e del carattere di ognuno, gli orali vengono visti come la parte più difficile dell'Esame; in realtà essi sono di gran lunga più “facili”, sopra tutto se ci siete arrivati con dei buoni voti agli scritti.
La prova orale è la più semplice e molto spesso è incentrata sui vostri scritti o, più probabilmente, sulla vostra esperienza di tirocinio. L'argomento “tirocinio” sarà il filo conduttore di tutto il colloquio e sulle vostre parole andranno ad innestarsi le domande dei vari membri della commissione.
Per quanto riguarda la prova pratica il discorso è un po' diverso. Vi verrà data la possibilità di scegliere fra alcune buste chiuse contenenti una traccia d'esame, in base alla quale dovrete in una ventina di minuti organizzarvi un piano di lavoro/aiuto che esporrete, in un secondo momento, alla commissione. In parole semplici andrete ad esporre “che cosa fareste” in quella situazione.
Come prepararsi per gli orali?
La preparazione degli orali è ovviamente complementare ed interdipendente a quella degli scritti. Le nozioni e gli argomenti che avete appreso ed approfondito per le prove pratiche risulteranno utili anche per i colloqui.
Per quanto riguarda l'orale c'è poco da dire in realtà perchè, come già scritto precedentemente, buona parte di esso verterà sul vostro tirocinio. Non si configurerà come un “esame” vero e proprio dove vi verranno poste domande su determinati argomenti; piuttosto le domande mireranno ad approfondire alcuni punti della vostra esposizione. Ripassatevi, dunque, per bene la vostra relazione di tirocinio e rinfrescatevi la memoria sui temi che maggiormente avevano colpito la vostra attenzione o che avevate approfondito. Spesso la commissione inizia il colloquio con la domanda “ci parli della sua esperienza di tirocinio ponendo particolare attenzione alla dimensione...”. Quindi preparatevi una breve dissertazione nella quale introdurrete la vostra esperienza (servizio, territorio, ruolo professionale, altri operatori, reti, ecc.) ma senza strafare! Non è la tesi di laurea dove avete potuto ripetere la “cantilena”, ma un colloquio aperto quindi è importante che voi sappiate argomentare e rispondere alle eventuali domande che vi vengono poste. Individuate le criticità che avevate riscontrato durante la sperimentazione e datene una vostra interpretazione personale.
Di assoluta rilevanza, a mio giudizio, risulta “conoscere” i membri della commissione. Voi dovrete parlare con queste cinque persone ed essere a conoscenza di chi sono i vostri interlocutori, oltre a rassicuravi un minimo, vi può essere estremamente utile e vi permetterà di poter non tanto preventivare le loro domante, piuttosto ipotizzare un minimo su che discipline ed argomentazioni potrebbero riguardare. Conoscere “chi sono” gli esaminatori da molti è considerata una stupidaggine, ma io credo fermamente sia un atto da eseguire in vista di ogni “grande colloquio”.
Leggetevi i nomi della commissione e ricercatevi un minimo di informazioni su cosa essi fanno nella vita. Una buona parte avrete già avuto modo di incontrarli durante il percorso di studi, di conseguenza ne saprete abbastanza, per andare ad approfondire particolarmente i temi che sapete ad essi interessano o sono di competenza.
Per quanto riguarda gli altri membri “esterni” all'ambiente accademico dovrete segnarvi i nomi e svolgere un minimo di “indagine”: cercate su internet, spulciate fra i saggi pubblicati, guardate se hanno scritto dei libri e su cosa, ecc. Sembra un'attività stupida, ma intanto se un commissario è un responsabile d'area anziani secondo voi quanta probabilità vi è che faccia domande inerenti alla psichiatria? Magari qual commissario ha scritto un libro inerente all'amministrazione di sostegno e, se alla pratica vi capita un caso di un anziano non autosufficiente, secondo voi l'esaminatore non vi farà una domanda su uno dei temi che più conosce? In questo caso esemplificativo la “conoscenza” del commissario farà la differenza: voi avrete letto il suo libro, vi sarete approfonditi il tema e saprete come rispondere ad una domanda a cui magari non sareste stati in grado altrimenti. Quindi la “conoscenza” dell'attività lavorativa e delle pubblicazioni dei commissari è di assoluta importanza.
I suggerimenti che ho scritto finora valgono “in generale” per gli orali, ma per quanto riguarda nello specifico la prova pratica, il consiglio che vi do è simile a quello indicato per gli scritti: esercitatevi!
Scaricatevi i temi delle sessioni precedenti (a Torino non sono resi noti sul sito ma in quelli di altre Università li trovate) e provate a vedere se siete in grado di “costruirci sopra” un discorso da almeno 20 minuti. A tal proposito si rivela prezioso il secondo volume del “Assistente Sociale Domani” di M. L. Raineri, già citato precedentemente, che vi espone una moltitudine di tracce d'esame già svolte. Il mio consiglio è quello di leggere la “soluzione” di una sola traccia per categoria d'intervento per comprendere quale sia lo schema concettuale e il metodo e lasciarvi le rimanenti per le vostre esercitazioni. Ricordatevi, come è scritto nel libro, che non esiste una “soluzione assoluta” o giusta per ogni caso; esistono tuttalpiù numerose “strade” percorribili e, di conseguenza, ognuno può approcciarsi al caso in maniera differente ma non necessariamente errata. Una delle cose più importanti è che le vostre azioni siano coerenti deontologicamente e metodologicamente; ricordatevelo sempre.
Io consiglio di crearsi uno “modulo di schema concettuale universale” che tenga conto di tutte le dimensioni del lavoro e vi possa guidare durante sia l'elaborazione che la rielaborazione delle tracce. Mi riferisco ad un metodo standard che vi consenta di “tradurre la traccia” nella vostra “lingua mentale”: in alto il servizio di competenza, subito dopo la mappa della rete dell'individuo, una tabella con le fasi del processo di aiuto con sotto le azioni che intraprenderete, chi è se vi è un inviante?, obbiettivi verificabili per ogni singola fase?, quali risorse?, colloquio o visita domiciliare?, ecc.
Sono infinite le possibilità e proprio per questo avere uno “schema universale” può aiutarvi a mantenere il controllo (che si potrebbe perdere facilmente nei 20 minuti in cui siete soli e in silenzio in una stanza davanti alla traccia da “risolvere”), a ricordarvi tutte le domande che dovete porvi, tutti i livelli di lettura che possono essere presenti, ecc.; in poche parole vi servirà a razionalizzare il tutto per prevenire il rischio di dimenticarvi qualcosa d'importante o di non prendere in considerazione eventuali fatti o argomenti a cui sarete chiamati sicuramente a rispondere davanti alla commissione. Lo schema di lavoro è un utile strumento e deve essere necessariamente flessibile e “aperto”, non fatevi soggiogare da esso altrimenti i risultati saranno alquanto pessimi. Probabilmente mi sono espresso malissimo, ma spero di essermi fatto capire.
La prova orale è la più semplice e molto spesso è incentrata sui vostri scritti o, più probabilmente, sulla vostra esperienza di tirocinio. L'argomento “tirocinio” sarà il filo conduttore di tutto il colloquio e sulle vostre parole andranno ad innestarsi le domande dei vari membri della commissione.
Per quanto riguarda la prova pratica il discorso è un po' diverso. Vi verrà data la possibilità di scegliere fra alcune buste chiuse contenenti una traccia d'esame, in base alla quale dovrete in una ventina di minuti organizzarvi un piano di lavoro/aiuto che esporrete, in un secondo momento, alla commissione. In parole semplici andrete ad esporre “che cosa fareste” in quella situazione.
Come prepararsi per gli orali?
La preparazione degli orali è ovviamente complementare ed interdipendente a quella degli scritti. Le nozioni e gli argomenti che avete appreso ed approfondito per le prove pratiche risulteranno utili anche per i colloqui.
Per quanto riguarda l'orale c'è poco da dire in realtà perchè, come già scritto precedentemente, buona parte di esso verterà sul vostro tirocinio. Non si configurerà come un “esame” vero e proprio dove vi verranno poste domande su determinati argomenti; piuttosto le domande mireranno ad approfondire alcuni punti della vostra esposizione. Ripassatevi, dunque, per bene la vostra relazione di tirocinio e rinfrescatevi la memoria sui temi che maggiormente avevano colpito la vostra attenzione o che avevate approfondito. Spesso la commissione inizia il colloquio con la domanda “ci parli della sua esperienza di tirocinio ponendo particolare attenzione alla dimensione...”. Quindi preparatevi una breve dissertazione nella quale introdurrete la vostra esperienza (servizio, territorio, ruolo professionale, altri operatori, reti, ecc.) ma senza strafare! Non è la tesi di laurea dove avete potuto ripetere la “cantilena”, ma un colloquio aperto quindi è importante che voi sappiate argomentare e rispondere alle eventuali domande che vi vengono poste. Individuate le criticità che avevate riscontrato durante la sperimentazione e datene una vostra interpretazione personale.
Di assoluta rilevanza, a mio giudizio, risulta “conoscere” i membri della commissione. Voi dovrete parlare con queste cinque persone ed essere a conoscenza di chi sono i vostri interlocutori, oltre a rassicuravi un minimo, vi può essere estremamente utile e vi permetterà di poter non tanto preventivare le loro domante, piuttosto ipotizzare un minimo su che discipline ed argomentazioni potrebbero riguardare. Conoscere “chi sono” gli esaminatori da molti è considerata una stupidaggine, ma io credo fermamente sia un atto da eseguire in vista di ogni “grande colloquio”.
Leggetevi i nomi della commissione e ricercatevi un minimo di informazioni su cosa essi fanno nella vita. Una buona parte avrete già avuto modo di incontrarli durante il percorso di studi, di conseguenza ne saprete abbastanza, per andare ad approfondire particolarmente i temi che sapete ad essi interessano o sono di competenza.
Per quanto riguarda gli altri membri “esterni” all'ambiente accademico dovrete segnarvi i nomi e svolgere un minimo di “indagine”: cercate su internet, spulciate fra i saggi pubblicati, guardate se hanno scritto dei libri e su cosa, ecc. Sembra un'attività stupida, ma intanto se un commissario è un responsabile d'area anziani secondo voi quanta probabilità vi è che faccia domande inerenti alla psichiatria? Magari qual commissario ha scritto un libro inerente all'amministrazione di sostegno e, se alla pratica vi capita un caso di un anziano non autosufficiente, secondo voi l'esaminatore non vi farà una domanda su uno dei temi che più conosce? In questo caso esemplificativo la “conoscenza” del commissario farà la differenza: voi avrete letto il suo libro, vi sarete approfonditi il tema e saprete come rispondere ad una domanda a cui magari non sareste stati in grado altrimenti. Quindi la “conoscenza” dell'attività lavorativa e delle pubblicazioni dei commissari è di assoluta importanza.
I suggerimenti che ho scritto finora valgono “in generale” per gli orali, ma per quanto riguarda nello specifico la prova pratica, il consiglio che vi do è simile a quello indicato per gli scritti: esercitatevi!
Scaricatevi i temi delle sessioni precedenti (a Torino non sono resi noti sul sito ma in quelli di altre Università li trovate) e provate a vedere se siete in grado di “costruirci sopra” un discorso da almeno 20 minuti. A tal proposito si rivela prezioso il secondo volume del “Assistente Sociale Domani” di M. L. Raineri, già citato precedentemente, che vi espone una moltitudine di tracce d'esame già svolte. Il mio consiglio è quello di leggere la “soluzione” di una sola traccia per categoria d'intervento per comprendere quale sia lo schema concettuale e il metodo e lasciarvi le rimanenti per le vostre esercitazioni. Ricordatevi, come è scritto nel libro, che non esiste una “soluzione assoluta” o giusta per ogni caso; esistono tuttalpiù numerose “strade” percorribili e, di conseguenza, ognuno può approcciarsi al caso in maniera differente ma non necessariamente errata. Una delle cose più importanti è che le vostre azioni siano coerenti deontologicamente e metodologicamente; ricordatevelo sempre.
Io consiglio di crearsi uno “modulo di schema concettuale universale” che tenga conto di tutte le dimensioni del lavoro e vi possa guidare durante sia l'elaborazione che la rielaborazione delle tracce. Mi riferisco ad un metodo standard che vi consenta di “tradurre la traccia” nella vostra “lingua mentale”: in alto il servizio di competenza, subito dopo la mappa della rete dell'individuo, una tabella con le fasi del processo di aiuto con sotto le azioni che intraprenderete, chi è se vi è un inviante?, obbiettivi verificabili per ogni singola fase?, quali risorse?, colloquio o visita domiciliare?, ecc.
Sono infinite le possibilità e proprio per questo avere uno “schema universale” può aiutarvi a mantenere il controllo (che si potrebbe perdere facilmente nei 20 minuti in cui siete soli e in silenzio in una stanza davanti alla traccia da “risolvere”), a ricordarvi tutte le domande che dovete porvi, tutti i livelli di lettura che possono essere presenti, ecc.; in poche parole vi servirà a razionalizzare il tutto per prevenire il rischio di dimenticarvi qualcosa d'importante o di non prendere in considerazione eventuali fatti o argomenti a cui sarete chiamati sicuramente a rispondere davanti alla commissione. Lo schema di lavoro è un utile strumento e deve essere necessariamente flessibile e “aperto”, non fatevi soggiogare da esso altrimenti i risultati saranno alquanto pessimi. Probabilmente mi sono espresso malissimo, ma spero di essermi fatto capire.
Re: Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
Come svolgere gli orali?
Come per gli scritti ognuno ha proprie caratteristiche, proprietà e criticità personali per quanto concerne i colloqui orali; è impossibile, quindi, poter dispensare suggerimenti “universali”. Non sto qui ad elencarvi di presentarvi con atteggiamenti mentali positivi, vincenti e sicuri (ecc.)... lascio queste cose alle collane “come migliorare l'autostima”.
Tra le poche cose che posso suggerirvi, una è di presentarvi agli orali vestiti in maniera consona. Da persona generalmente poco incline ai formalismi e alle ritualità, solitamente sono infastidito da queste tematiche inerenti al “come vestirsi”. E' altresì vero, come ho più volte ripetuto, che uno degli scopi dell'Esame di Stato è quello di verificare la vostra professionalità e, che ci piaccia o meno, il sapersi vestire ed adattare alle situazioni fa sicuramente parte del bagaglio delle competenze professionali. Citando ancora una volta Ugo Albano: « considerate l’esame di Stato (come ogni successiva esperienza di selezione) come un momento ufficiale della vostra vita, abbiate cura pertanto del vostro abbigliamento e della vostra apparenza, che nelle prove – specie quella orale – un peso può averlo. Evitate estremizzazioni di eleganza (con ipertrucchi, pellicce, collane e simili) e di sciatteria ( vestiti casual, tute sportive, “iperscollamenti” o un aspetto non curato); mantenete piuttosto un aspetto sobrio, semplice, perché chi vi valuta deve conoscere voi e le vostre competenze, non essere influenzato dal vostro aspetto esteriore, che pure comunica la vostra persona e che, in quanto tale, può pure travisarla». Quindi siate l'incarnazione della semplicità nel vestiario, stile che, oltre ad essere sicuramente adatto ad un AS (a mio parere), non potrà (eventualmente) penalizzarvi durante gli orali (e ve lo dice uno che non spenderebbe mai più di 40 euro per un paio di pantaloni e fa della comodità e del “nobrand” la propria filosofia di vita, quindi vale doppio ).
Dopo tutto quello che abbiamo detto fin ora, ricordarvi che dovrete sforzarvi di sostenere un colloquio formale e il più professionale possibile sembra ormai superfluo. Non siate passivi ad attendere che vi domandino qualcosa, non è un esame “canonico” universitario; piuttosto dimostratevi attivi interlocutori: argomentate, commentate, dibattete, date punti di vista personali, criticate, ecc. Evitate per quanto vi è possibile l'utilizzo di frasi “da osteria” o da “crocerossina fanatica”, modulate per bene il tono e lo stile del discorso e utilizzate con coscienza i termini! Non vi è nulla di più penalizzante che inserire un termine errato o che rivela una scarsa comprensione dei principi deontologici o della disciplina all'interno di una frase. Quindi anche in questo caso, se ne avete la possibilità, esercitatevi nell'orale con altre presone prima dell'Esame (magari con altri abilitanti).
Anche se l'esame andrà male, anche se siete sull'orlo di una crisi isterica, anche se avete la convinzione che la commissione è stata “acida e cattiva” (ecc.), evitate categoricamente i piagnistei davanti ai commissari. Piangere è liberatorio e indubbiamente fa bene, ma se siete persone inclini a tale atteggiamento cercate in tutti i modi di controllarvi; piuttosto “esplodete” al di fuori del palazzo, ma non piangete addosso alla commissione. E' una cosa che ciclicamente ho visto durante gli anni universitari e accade anche durante le sessioni di abilitazione, ma ritengo che sia un comportamento sbagliatissimo per due ragioni:
1 - se viene attuato per “intenerire” la commissione è inutile;
2 – partite dal presupposto che dovete dimostrare di essere un “buon” professionista. Un professionista che non controlla le proprie emozioni, che non è in grado di razionalizzare un fallimento o di affrontare una situazione/contesto stressante o critico, non appare come “adeguato”.
Questo ovviamente è il mio punto di vista, ma non credo che si discosti molto da quello di un qualsiasi esaminatore. Quindi sfogatevi fuori dall'edificio e piangete fra le braccia dei vostri cari, ma mai in seduta d'esame dove dovrete conservare una “dignità” e un atteggiamento da professionista.
Nella prima prova parlate del lavoro che avete svolto, dell'organizzazione del servizio, degli altri operatori, del lavoro di gruppo, di rete (ecc.) e ricollegate sempre tutto alla teoria che avete studiato evidenziandone coerenze o antinomie. Argomentate sempre le vostre affermazioni e dibattetene con la commissione. Se non siete sicuri di una risposta o il colloquio si sposta inaspettatamente su strade su cui avete evidenti difficoltà, non cadete nel panico, ma riflettete e ragionate sulle domande che vi vengono poste. Al limite estremo, quando proprio non sapete cosa rispondere, usate la vostra ragionevolezza facendo capire alla commissione che “non siete proprio certi della cosa” ma siete interessati all'argomento e ne cercate una soluzione adeguata.
A proposito (immaginiamo che vi chiedano cosa sia una UVG), pensate a quanta differenza vi sia fra una risposta fornita con un asettico “non lo so”, e una del genere: “in sincerità mi trovo in difficoltà a rispondere in quanto, purtroppo, non ho avuto modo di approfondire tale tema durante il tirocinio. In ogni caso, ipotizzando una situazione lavorativa, sarebbe mio dovere informarmi a riguardo magari richiedendo il consulto con altri colleghi delle mia rete di supporto operativa”. Ho ovviamente estremizzato nella esemplificazione, ma spero che abbiate inteso l'approccio da utilizzare. Ovviamente non esagerate con questa metodologia, la quale non potrà “salvarvi” in continuazione, pena rivelare alla commissione irreparabilmente che voi siete totalmente impreparati.
Per la pratica, oltre ad una buona dose di fortuna che vi può consentire di estrarre una traccia inerente ad un'area d'utenza a voi avvezza (), utilizzate il metodo dello schema concettuale universale che vi ho illustrato a sommi tratti qualche riga più sopra. Se vi sarete adeguatamente esercitati nelle settimane precedenti, durante la stesura del progetto saprete farvi le “giuste” domande che vi porteranno ad interpretare al meglio la traccia. Con lo schema (che potrete tenere davanti a voi durante l'orale) riuscirete ad organizzare ed argomentare le vostre riflessioni in merito al caso, dimostrando alla commissione di possedere un metodo di lavoro.
E' questa infatti una delle “competenze” che più vengono ricercate nei candidati durante le prove pratiche. Il lavoro dell'assistente sociale è sì composto da accettazione, comprensione, empatia e tutti quegli atteggiamenti “positivi” che si riconducono alla relazione con la persona, ma non solo. Un AS non è un volontario ma un professionista, e voi siete dei Dottori in Scienze del Servizio Sociale (e aspiranti AS) e come tali dovete possedere “autonomia tecnico-professionale e di giudizio” non solo “buon cuore”. Operate con metodologia e dimostrate di saper approcciarvi e di applicare nel caso tutte quelle strategie, conoscenze, metodi e tecniche, strumenti (ecc.) che avete studiato in letteratura con coscienza di causa e responsabilità. Collegate la teoria con la prassi quindi... per quanto possa apparire difficile da leggere, aver interiorizzato questa caratteristica è una delle carte che vi renderanno vincenti all'esame.
Nella prova pratica non dovrete dimostrare di saper “risolvere il caso”; non è possibile e non ha senso “spianare” alla commissione tutti i possibili interventi attivabili.
Concludo citando le parole di Yurena Trujillo Perez, che sicuramente più delle mie possono farvi rendere conto di ciò che vi verrà richiesto alla prova pratica: «[...] le cornici burocratiche ed organizzative peculiari di ogni istituzione, per quanto importanti esse siano, non sono ciò che definiscono i contenuti professionali. Se tenete presente questo, eviterete di cadere in una importante trappola. Inoltre va ricordato che verrà valutato l’atteggiamento professionale che avete di fronte agli utenti e non tanto le risposte in sé. Quindi date molta attenzione a questioni come: la apertura all’accoglienza delle domande e la non eccessiva fretta o ansia nel voler fornire le risposte (non siete distributori automatici!), l’impostazione della relazione d’aiuto, quanto tempo dedicate alla conoscenza e la comprensione del problema. Di solito, quando si è sotto esame siamo abituati a ragionare con la logica di domanda-risposta e si rischia di saltare proprio questa fase esplorativa. Ma noi andremo a lavorare con persone ed ogni caso che incontreremo sarà caratterizzato da spunti importantissimi che sono quelli che lo rendono peculiare e diverso da qualunque altro. In questo senso, una risposta possibile in una determinata circostanza potrebbe essere: “non costruirei subito un progetto ma mi darei del tempo per capire meglio la situazione ed andrei ad approfondire con la persona gli aspetti che ora elencherò (…) e mi serve saperli per i seguenti motivi (…). Dimostrare attenzione a queste cose, cercare nella persona stessa e nella sua rete - attraverso lo stabilirsi di una relazione significativa - le risorse che porta con sé insieme al suo bisogno, può risultare molto più efficace che ipotizzare soluzioni irrealistiche e “da manuale”. In fondo, è proprio questo margine di creatività, - supportato da un metodo di aiuto ben conosciuto -, ciò che rende così affascinante la nostra professione».
A questo personalmente aggiungo il consiglio, come già ho parzialmente espresso prima, di mediare sempre fra la componente relazionale (approcci, principi di rispetto e accettazione, empatia, ecc.) e la componente "scientifica" (metodi, tecniche, modelli, ecc.) dell'intervento sociale professionale. Se non si attua questa mediazione e non si "trasmette" tale impostazione alla commissione, l'intervento risulterà sempre sbilanciato, caratterizzandosi negativamente.
Spero di esservi stato un minimo utile con questa piccola guida. A me è sicuramente servita per “fermare” nel tempo le emozioni, le paure e le riflessioni che mi hanno “sconvolto” nelle lunghe giornate di preparazione alla “Grande prova”. Questo esame, per quanto duro e “terribile”, vi assicuro che lascerà un ricordo indelebile nella vostra “memoria professionale”.
Vi rinnovo il mio invito a farmi presente domande, consigli e critiche.
Non mi rimane che augurarvi Buono Studio e ovviamente...
...in bocca al lupo!
Come per gli scritti ognuno ha proprie caratteristiche, proprietà e criticità personali per quanto concerne i colloqui orali; è impossibile, quindi, poter dispensare suggerimenti “universali”. Non sto qui ad elencarvi di presentarvi con atteggiamenti mentali positivi, vincenti e sicuri (ecc.)... lascio queste cose alle collane “come migliorare l'autostima”.
Tra le poche cose che posso suggerirvi, una è di presentarvi agli orali vestiti in maniera consona. Da persona generalmente poco incline ai formalismi e alle ritualità, solitamente sono infastidito da queste tematiche inerenti al “come vestirsi”. E' altresì vero, come ho più volte ripetuto, che uno degli scopi dell'Esame di Stato è quello di verificare la vostra professionalità e, che ci piaccia o meno, il sapersi vestire ed adattare alle situazioni fa sicuramente parte del bagaglio delle competenze professionali. Citando ancora una volta Ugo Albano: « considerate l’esame di Stato (come ogni successiva esperienza di selezione) come un momento ufficiale della vostra vita, abbiate cura pertanto del vostro abbigliamento e della vostra apparenza, che nelle prove – specie quella orale – un peso può averlo. Evitate estremizzazioni di eleganza (con ipertrucchi, pellicce, collane e simili) e di sciatteria ( vestiti casual, tute sportive, “iperscollamenti” o un aspetto non curato); mantenete piuttosto un aspetto sobrio, semplice, perché chi vi valuta deve conoscere voi e le vostre competenze, non essere influenzato dal vostro aspetto esteriore, che pure comunica la vostra persona e che, in quanto tale, può pure travisarla». Quindi siate l'incarnazione della semplicità nel vestiario, stile che, oltre ad essere sicuramente adatto ad un AS (a mio parere), non potrà (eventualmente) penalizzarvi durante gli orali (e ve lo dice uno che non spenderebbe mai più di 40 euro per un paio di pantaloni e fa della comodità e del “nobrand” la propria filosofia di vita, quindi vale doppio ).
Dopo tutto quello che abbiamo detto fin ora, ricordarvi che dovrete sforzarvi di sostenere un colloquio formale e il più professionale possibile sembra ormai superfluo. Non siate passivi ad attendere che vi domandino qualcosa, non è un esame “canonico” universitario; piuttosto dimostratevi attivi interlocutori: argomentate, commentate, dibattete, date punti di vista personali, criticate, ecc. Evitate per quanto vi è possibile l'utilizzo di frasi “da osteria” o da “crocerossina fanatica”, modulate per bene il tono e lo stile del discorso e utilizzate con coscienza i termini! Non vi è nulla di più penalizzante che inserire un termine errato o che rivela una scarsa comprensione dei principi deontologici o della disciplina all'interno di una frase. Quindi anche in questo caso, se ne avete la possibilità, esercitatevi nell'orale con altre presone prima dell'Esame (magari con altri abilitanti).
Anche se l'esame andrà male, anche se siete sull'orlo di una crisi isterica, anche se avete la convinzione che la commissione è stata “acida e cattiva” (ecc.), evitate categoricamente i piagnistei davanti ai commissari. Piangere è liberatorio e indubbiamente fa bene, ma se siete persone inclini a tale atteggiamento cercate in tutti i modi di controllarvi; piuttosto “esplodete” al di fuori del palazzo, ma non piangete addosso alla commissione. E' una cosa che ciclicamente ho visto durante gli anni universitari e accade anche durante le sessioni di abilitazione, ma ritengo che sia un comportamento sbagliatissimo per due ragioni:
1 - se viene attuato per “intenerire” la commissione è inutile;
2 – partite dal presupposto che dovete dimostrare di essere un “buon” professionista. Un professionista che non controlla le proprie emozioni, che non è in grado di razionalizzare un fallimento o di affrontare una situazione/contesto stressante o critico, non appare come “adeguato”.
Questo ovviamente è il mio punto di vista, ma non credo che si discosti molto da quello di un qualsiasi esaminatore. Quindi sfogatevi fuori dall'edificio e piangete fra le braccia dei vostri cari, ma mai in seduta d'esame dove dovrete conservare una “dignità” e un atteggiamento da professionista.
Nella prima prova parlate del lavoro che avete svolto, dell'organizzazione del servizio, degli altri operatori, del lavoro di gruppo, di rete (ecc.) e ricollegate sempre tutto alla teoria che avete studiato evidenziandone coerenze o antinomie. Argomentate sempre le vostre affermazioni e dibattetene con la commissione. Se non siete sicuri di una risposta o il colloquio si sposta inaspettatamente su strade su cui avete evidenti difficoltà, non cadete nel panico, ma riflettete e ragionate sulle domande che vi vengono poste. Al limite estremo, quando proprio non sapete cosa rispondere, usate la vostra ragionevolezza facendo capire alla commissione che “non siete proprio certi della cosa” ma siete interessati all'argomento e ne cercate una soluzione adeguata.
A proposito (immaginiamo che vi chiedano cosa sia una UVG), pensate a quanta differenza vi sia fra una risposta fornita con un asettico “non lo so”, e una del genere: “in sincerità mi trovo in difficoltà a rispondere in quanto, purtroppo, non ho avuto modo di approfondire tale tema durante il tirocinio. In ogni caso, ipotizzando una situazione lavorativa, sarebbe mio dovere informarmi a riguardo magari richiedendo il consulto con altri colleghi delle mia rete di supporto operativa”. Ho ovviamente estremizzato nella esemplificazione, ma spero che abbiate inteso l'approccio da utilizzare. Ovviamente non esagerate con questa metodologia, la quale non potrà “salvarvi” in continuazione, pena rivelare alla commissione irreparabilmente che voi siete totalmente impreparati.
Per la pratica, oltre ad una buona dose di fortuna che vi può consentire di estrarre una traccia inerente ad un'area d'utenza a voi avvezza (), utilizzate il metodo dello schema concettuale universale che vi ho illustrato a sommi tratti qualche riga più sopra. Se vi sarete adeguatamente esercitati nelle settimane precedenti, durante la stesura del progetto saprete farvi le “giuste” domande che vi porteranno ad interpretare al meglio la traccia. Con lo schema (che potrete tenere davanti a voi durante l'orale) riuscirete ad organizzare ed argomentare le vostre riflessioni in merito al caso, dimostrando alla commissione di possedere un metodo di lavoro.
E' questa infatti una delle “competenze” che più vengono ricercate nei candidati durante le prove pratiche. Il lavoro dell'assistente sociale è sì composto da accettazione, comprensione, empatia e tutti quegli atteggiamenti “positivi” che si riconducono alla relazione con la persona, ma non solo. Un AS non è un volontario ma un professionista, e voi siete dei Dottori in Scienze del Servizio Sociale (e aspiranti AS) e come tali dovete possedere “autonomia tecnico-professionale e di giudizio” non solo “buon cuore”. Operate con metodologia e dimostrate di saper approcciarvi e di applicare nel caso tutte quelle strategie, conoscenze, metodi e tecniche, strumenti (ecc.) che avete studiato in letteratura con coscienza di causa e responsabilità. Collegate la teoria con la prassi quindi... per quanto possa apparire difficile da leggere, aver interiorizzato questa caratteristica è una delle carte che vi renderanno vincenti all'esame.
Nella prova pratica non dovrete dimostrare di saper “risolvere il caso”; non è possibile e non ha senso “spianare” alla commissione tutti i possibili interventi attivabili.
Concludo citando le parole di Yurena Trujillo Perez, che sicuramente più delle mie possono farvi rendere conto di ciò che vi verrà richiesto alla prova pratica: «[...] le cornici burocratiche ed organizzative peculiari di ogni istituzione, per quanto importanti esse siano, non sono ciò che definiscono i contenuti professionali. Se tenete presente questo, eviterete di cadere in una importante trappola. Inoltre va ricordato che verrà valutato l’atteggiamento professionale che avete di fronte agli utenti e non tanto le risposte in sé. Quindi date molta attenzione a questioni come: la apertura all’accoglienza delle domande e la non eccessiva fretta o ansia nel voler fornire le risposte (non siete distributori automatici!), l’impostazione della relazione d’aiuto, quanto tempo dedicate alla conoscenza e la comprensione del problema. Di solito, quando si è sotto esame siamo abituati a ragionare con la logica di domanda-risposta e si rischia di saltare proprio questa fase esplorativa. Ma noi andremo a lavorare con persone ed ogni caso che incontreremo sarà caratterizzato da spunti importantissimi che sono quelli che lo rendono peculiare e diverso da qualunque altro. In questo senso, una risposta possibile in una determinata circostanza potrebbe essere: “non costruirei subito un progetto ma mi darei del tempo per capire meglio la situazione ed andrei ad approfondire con la persona gli aspetti che ora elencherò (…) e mi serve saperli per i seguenti motivi (…). Dimostrare attenzione a queste cose, cercare nella persona stessa e nella sua rete - attraverso lo stabilirsi di una relazione significativa - le risorse che porta con sé insieme al suo bisogno, può risultare molto più efficace che ipotizzare soluzioni irrealistiche e “da manuale”. In fondo, è proprio questo margine di creatività, - supportato da un metodo di aiuto ben conosciuto -, ciò che rende così affascinante la nostra professione».
A questo personalmente aggiungo il consiglio, come già ho parzialmente espresso prima, di mediare sempre fra la componente relazionale (approcci, principi di rispetto e accettazione, empatia, ecc.) e la componente "scientifica" (metodi, tecniche, modelli, ecc.) dell'intervento sociale professionale. Se non si attua questa mediazione e non si "trasmette" tale impostazione alla commissione, l'intervento risulterà sempre sbilanciato, caratterizzandosi negativamente.
Spero di esservi stato un minimo utile con questa piccola guida. A me è sicuramente servita per “fermare” nel tempo le emozioni, le paure e le riflessioni che mi hanno “sconvolto” nelle lunghe giornate di preparazione alla “Grande prova”. Questo esame, per quanto duro e “terribile”, vi assicuro che lascerà un ricordo indelebile nella vostra “memoria professionale”.
Vi rinnovo il mio invito a farmi presente domande, consigli e critiche.
Non mi rimane che augurarvi Buono Studio e ovviamente...
...in bocca al lupo!
curiosità...
ciao terror!!ho trovato questa tua guida davvero molto untile...(anke se sono al terzo anno) . ma hai gia sostenuto l'esame di stato? se si,qui a torino?com'è stato? grazie..baci
erika86- Numero di messaggi : 16
Età : 38
Città : ciriè
Occupazione/Ozio : studentessa
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
Ciao, si l'ho dato a dicembre a Torino. E' stato "duro" (partiti in 9 usciti in 3) ma l'ho passato.
Re: Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
complimenti!!!io anke voglio poi darlo a torino ma sento un casino di voci ke mi fanno salire l'ansia!!!è davvero cosi difficile qua rispetto ad altri posti?
erika86- Numero di messaggi : 16
Età : 38
Città : ciriè
Occupazione/Ozio : studentessa
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
ciao
volevo parlare della mia esperienza dell'esame di stato e fare qualche riflessione.
premetto che sono di Pescara e l'ho sostenuto a Chieti, dove ho fatto la triennale e continuo la specialistica.
sapete... la mia esperienza è stata terribile. cioè...l'ho passato a pieni voti, ma lo svolgimento ha quasi abbattuto tutti i miei ideali.
mi spiego.
l'ho sostenuto lo scorso giugno. mi sono preparata ripassando i libri delle materie professionali dei tre anni e studiando tutte le leggi possibili ed immaginabili per ogni area d'intervento del nostro lavoro.
avevo deciso in anticipo di non comprare alcun libro nuovo perchè ero abbastanza sicura di me e dell'aver studiato nella triennale. in più mi sono categoricamente rifiutata di comprare quei manuali sui casi... perchè volevo avere la mente libera, sgombra da preconcetti sul come risolvere un determinato caso.
così ho fatto.
i temi non erano poi così facili, quindi me la sono cavata abbastanza bene.
ora però, non so voi a Torino, ma qui che il corso non è a numero chiuso, eravamo in una trentina. promossi la metà.
la cosa terribile che dicevo sopra è stata vedere gente che (ad un esame di stato, dopo tre anni d'università) ha copiato da foglietti o da libri...senza che la commissione s'accorgesse di nulla. giuro!
so che quello che sto dicendo non depone a favore della mia università, ma è la verità.
io credo molto nell'esame di stato e nei suoi fini (non vedevo l'ora di farlo per sentirmi finalmente un'assistente sociale), e vedere tutto quello mi ha abbattutto molto. c'erano ragazze che addirittura chiedevano "cos'è una rete informale?", "che cos'è l'integrazione socio-sanitaria?" ed altro...che non ricordo perchè l'ho rimosso!
allora io, che portavo un faldone enorme di leggi con me, visto che la consultazione della normativa è consentita, mi sono ritrovata a dover dare le leggi a delle ragazze che, sul tema dell'integrazione socio-sanitaria ad esempio, hanno ricopiato pari-pari dei pezzi della normativa.
è vero si che poi molte non l'hanno superato e quindi c'è stata una buona scrematura, ma è altrettanto vero che non è possibile che questa sia la direzione che l'università italiana sta prendendo. l'accesso incondizionato a tutti, non è più accettabile: si svaluta la laurea e chi studia, si abbassa la qualità dei corsi e delle relazioni tra studenti e professori e potrei addurre tant'altre motivazioni che ho potuto constatare in questi anni.
non vorrei sembrare da questo mio post una presuntuosa, perchè anch'io sono andata lì con tutte le insicurezze ed incertezze del caso sul se ce la farò o sarò in grado, è non mi sento per niente un genio...centinaia di volte mi sono sentita e mi sento inadeguata! ma a 22 anni non mi è mai balenato per la testa di usare dei fogliettini per riportare parti di libri o di temi per superare un esame di stato...che se supererò mi aprirà la porta per praticare la mia professione. in più non starei mai tranquilla con me stessa e con la mia coscienza nel sapere di avere un'abilitazione viziata! non sarei onesta neppure coi miei utenti. io ero andata lì contenta di poter usare la mia testa, per testare se ciò che avevo imparato nei precedenti tre anni valeva qualcosa o no.
all'inizio ho pensato (nel tentativo di giustificare queste ragazze - molte le conosco anche) che sicuramente ha giocato loro un brutto scherzo l'agitazione e l'insicurezza. ciò su cui poi ho riflettutto, però, è che, secondo me, dobbiamo un po' tutti imparare ad usare di più il nostro cervello (perchè sappiamo usarlo!). se ci si pensa infatti è molto più facile riferirsi a ciò che dice un libro (copiando) che mettere in gioco la nostra testa, con la possibilità anche di sbagliare certo.
per questo, se mi fosse concessa la possibilità di dare un consiglio a chi si avvicina all'esame di stato l'unica cosa che direi è: usate la vostra testa e giocatevi tutte le conoscenze che avete acquisito negli anni di studio. poi, naturalmente, nell'intimo del proprio animo ognuno sa se queste conoscenze sono parecchie o poche, credo. nel secondo caso, ognuno, se proprio ha l'intenzione e il sogno di fare questa professione (come anche altre), deve saper di avere la responsabilità di colmare le propie lacune. perchè non si può pensare di andare in contro ad una professione del genere in modo rimediato ed approsimativo.
scusate lo sfogo!!
una abbraccio a tutti gli assistenti sociali.
volevo parlare della mia esperienza dell'esame di stato e fare qualche riflessione.
premetto che sono di Pescara e l'ho sostenuto a Chieti, dove ho fatto la triennale e continuo la specialistica.
sapete... la mia esperienza è stata terribile. cioè...l'ho passato a pieni voti, ma lo svolgimento ha quasi abbattuto tutti i miei ideali.
mi spiego.
l'ho sostenuto lo scorso giugno. mi sono preparata ripassando i libri delle materie professionali dei tre anni e studiando tutte le leggi possibili ed immaginabili per ogni area d'intervento del nostro lavoro.
avevo deciso in anticipo di non comprare alcun libro nuovo perchè ero abbastanza sicura di me e dell'aver studiato nella triennale. in più mi sono categoricamente rifiutata di comprare quei manuali sui casi... perchè volevo avere la mente libera, sgombra da preconcetti sul come risolvere un determinato caso.
così ho fatto.
i temi non erano poi così facili, quindi me la sono cavata abbastanza bene.
ora però, non so voi a Torino, ma qui che il corso non è a numero chiuso, eravamo in una trentina. promossi la metà.
la cosa terribile che dicevo sopra è stata vedere gente che (ad un esame di stato, dopo tre anni d'università) ha copiato da foglietti o da libri...senza che la commissione s'accorgesse di nulla. giuro!
so che quello che sto dicendo non depone a favore della mia università, ma è la verità.
io credo molto nell'esame di stato e nei suoi fini (non vedevo l'ora di farlo per sentirmi finalmente un'assistente sociale), e vedere tutto quello mi ha abbattutto molto. c'erano ragazze che addirittura chiedevano "cos'è una rete informale?", "che cos'è l'integrazione socio-sanitaria?" ed altro...che non ricordo perchè l'ho rimosso!
allora io, che portavo un faldone enorme di leggi con me, visto che la consultazione della normativa è consentita, mi sono ritrovata a dover dare le leggi a delle ragazze che, sul tema dell'integrazione socio-sanitaria ad esempio, hanno ricopiato pari-pari dei pezzi della normativa.
è vero si che poi molte non l'hanno superato e quindi c'è stata una buona scrematura, ma è altrettanto vero che non è possibile che questa sia la direzione che l'università italiana sta prendendo. l'accesso incondizionato a tutti, non è più accettabile: si svaluta la laurea e chi studia, si abbassa la qualità dei corsi e delle relazioni tra studenti e professori e potrei addurre tant'altre motivazioni che ho potuto constatare in questi anni.
non vorrei sembrare da questo mio post una presuntuosa, perchè anch'io sono andata lì con tutte le insicurezze ed incertezze del caso sul se ce la farò o sarò in grado, è non mi sento per niente un genio...centinaia di volte mi sono sentita e mi sento inadeguata! ma a 22 anni non mi è mai balenato per la testa di usare dei fogliettini per riportare parti di libri o di temi per superare un esame di stato...che se supererò mi aprirà la porta per praticare la mia professione. in più non starei mai tranquilla con me stessa e con la mia coscienza nel sapere di avere un'abilitazione viziata! non sarei onesta neppure coi miei utenti. io ero andata lì contenta di poter usare la mia testa, per testare se ciò che avevo imparato nei precedenti tre anni valeva qualcosa o no.
all'inizio ho pensato (nel tentativo di giustificare queste ragazze - molte le conosco anche) che sicuramente ha giocato loro un brutto scherzo l'agitazione e l'insicurezza. ciò su cui poi ho riflettutto, però, è che, secondo me, dobbiamo un po' tutti imparare ad usare di più il nostro cervello (perchè sappiamo usarlo!). se ci si pensa infatti è molto più facile riferirsi a ciò che dice un libro (copiando) che mettere in gioco la nostra testa, con la possibilità anche di sbagliare certo.
per questo, se mi fosse concessa la possibilità di dare un consiglio a chi si avvicina all'esame di stato l'unica cosa che direi è: usate la vostra testa e giocatevi tutte le conoscenze che avete acquisito negli anni di studio. poi, naturalmente, nell'intimo del proprio animo ognuno sa se queste conoscenze sono parecchie o poche, credo. nel secondo caso, ognuno, se proprio ha l'intenzione e il sogno di fare questa professione (come anche altre), deve saper di avere la responsabilità di colmare le propie lacune. perchè non si può pensare di andare in contro ad una professione del genere in modo rimediato ed approsimativo.
scusate lo sfogo!!
una abbraccio a tutti gli assistenti sociali.
Limfjorden- Numero di messaggi : 4
Età : 40
Città : Pescara
Occupazione/Ozio : studentessa e assistente sociale
Data d'iscrizione : 23.02.08
In vista dell'esame di stato...
Buongiorno a tutti...
(per primi saluto il moderatore e la mia amica Giò che ci tiene tanto a questo forum, poi tutti i miei cari amici di servizio sociale!). Mi presento, sono Eleonora e martedì scorso mi sono laureata a Torino!!! Una felicità immensa, dopo anni di studio (e lavoro), molte soddisfazioni e qualche rammarico...
Eccomi qui a voler dare l'Esame di stato: premetto che lo darò a dicembre perchè non posso più chiedere giorni di ferie per luglio e comunque voglio prendermi un mesetto di pausa, respirare un attimo e riflettere su quello che mi aspetterà nei prossimi mesi.
In merito a tale discorso volevo complimentarmi con Terror per il manuale inserito (che io ho già copiato in una mia bella cartella office sul mio pc ); sono certa che tu abbia raggiunto un'ottima preparazione per l'esame e lo deduco direttamente dalle parole che hai scritto.
Data la tua preparazione, eccoti alcune domande (che naturalmente rivolgo a tutti!); premetto che la mia intenzione sarebbe prepararmi bene per l'esame di stato ma anche per i successivi concorsi (quindi più vado nello specifico e aumento la mia preparazione, meglio è).
- parli di normative, nazionali, regionali ecc...che hai suddiviso...bene, potresti indicarmi un elenco (così le confronto con quelle già in mio possesso?;
- hai già tentato qualche concorso? Se sì, potresti dirmi quanto ti può aver aiutato la tua preparazione per l'esame di stato? E se potessi tornare indietro e pensare ai concorsi già fatti, come miglioreresti la tua preparazione?
- e poi una domanda più "tecnica"; quando dai l'esame e lo passi, dopo quanto tempo puoi tentare il primo concorso? E cosa devi fare subito dopo? Scusami la domanda forse stupida, ma quando si lavora immersi nel precariato (e chiedere un giorno di ferie sembra un'eresia) bisogna essere pronti ad ogni passo da effettuare anche i più semplici e burocratici!
Grazie mille a te e a chiunque mi desse un aiuto,
auguro a tutti una buona giornata e buon inizio di settimana
Ellina
Ellina- Numero di messaggi : 3
Città : prov to
Occupazione/Ozio : Lavoratrice
Data d'iscrizione : 06.11.07
Re: Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
Ci provo volecemtne perchè ho sonno...
AS/Ordine: L. 84/93 - DM 615/94 - DPR 328/01 - DPR 169/05
Diritto Amministrativo: DPR 616/77 - L.142/90 (TU 267/00) - L.241/90 - 675/96 - D.Lgs 112/98 - LC 3/01 -
Politiche Sociali/Sanitarie: Costituzione - 328/00 - LR 1/04 - L. 833/78 - DPR 3 maggio 2001
Terzo settore: L. 266/91 - 381/91 - 383/00 - 118/05 - LR 98/94 - DPCM 308/01
Anziani: L. 6/04
Tutela donna-coppia-famiglia-gravidanza: L. 898/70 - 1204/71 - 405/75 - 194/78 - 66/96 - 53/00 - 154/01 - 54/06 - DL 151/01
Minori: L. 184/83 - 176/91 - 476/98 - 46/02 - 285/97 - 149/01
Disabili: L. 104/92 - 68/99 - 67/06
Psichiatria: L. 180/78
Penale: L. 354/75
Dipendenze: L. 135/90 - 125/01 - DPR 309/90
Immigrazione-prostituzione: L. 40/98 - DL 286/98
Bastano?
La preparazione dell'esame è sicuramente utile, ma è cosa diversa e non sempre potrà aiutarti nei concorsi. Al comune di Torino, ad esempio, sottopongono un questionario a risposta chiusa che poco tocca argomenti delle discipline di servizio sociale (che approfondisci per l'esame di stato), piuttosto ti sarà utile una ottima conoscenza dei diritti. Nei concorsi con elaborato già è più spendibile quello che hai appreso per l'esame, ma anche in questo caso dipende da cosa ti chiedono. Parti comunque dal presupposto che tutto quello che hai "rinfrescato" o imparato per il grande esame ti sarà sicuramente utile in un modo o nell'altro.
Dopo esserti abilitata calcola che trascorre circa un mese all'iscrizione all'albo. Devi pagare le tasse all'università e la quota all'Ordine, il quale dovrà accogliere la tua domanda di iscrizione nella prima seduta del consiglio regionale mensile.
As esempio: io mi sono abilitato a metà dicembre, il 21 gennaio scadeva un bando di concorso a cui ero interessato ma all'Ordine si riunivano il 23... morale sforavo di due giorni e non hanno accettato la mia candidatura alle prove.
Ne avevo lette molte, ti riporto solo quelle che mi ero portato all'esame. Putroppo non ho salvato il file dove le avevo scritte quindi ti cito solo il numero velocemente.Ellina ha scritto:parli di normative, nazionali, regionali ecc...che hai suddiviso...bene, potresti indicarmi un elenco (così le confronto con quelle già in mio possesso?;
AS/Ordine: L. 84/93 - DM 615/94 - DPR 328/01 - DPR 169/05
Diritto Amministrativo: DPR 616/77 - L.142/90 (TU 267/00) - L.241/90 - 675/96 - D.Lgs 112/98 - LC 3/01 -
Politiche Sociali/Sanitarie: Costituzione - 328/00 - LR 1/04 - L. 833/78 - DPR 3 maggio 2001
Terzo settore: L. 266/91 - 381/91 - 383/00 - 118/05 - LR 98/94 - DPCM 308/01
Anziani: L. 6/04
Tutela donna-coppia-famiglia-gravidanza: L. 898/70 - 1204/71 - 405/75 - 194/78 - 66/96 - 53/00 - 154/01 - 54/06 - DL 151/01
Minori: L. 184/83 - 176/91 - 476/98 - 46/02 - 285/97 - 149/01
Disabili: L. 104/92 - 68/99 - 67/06
Psichiatria: L. 180/78
Penale: L. 354/75
Dipendenze: L. 135/90 - 125/01 - DPR 309/90
Immigrazione-prostituzione: L. 40/98 - DL 286/98
Bastano?
Attualmente sto lavoricchiando in altro ambito e quindi sto provando solo i concorsi a me "comodi". A ottobre avevo sostenuto quello per il comune di Torino (ne trovi un report sempre qui sul forum nella sezione teoria/prassi) senza studiare molto e senza tante pretese... infatti non ero stato ammesso. All'unico a cui mi sono iscritto dopo l'abilitazione non mi hanno accettato per una formalità e quindi per il momento sono in attesa.Ellina ha scritto:hai già tentato qualche concorso? Se sì, potresti dirmi quanto ti può aver aiutato la tua preparazione per l'esame di stato? E se potessi tornare indietro e pensare ai concorsi già fatti, come miglioreresti la tua preparazione?
La preparazione dell'esame è sicuramente utile, ma è cosa diversa e non sempre potrà aiutarti nei concorsi. Al comune di Torino, ad esempio, sottopongono un questionario a risposta chiusa che poco tocca argomenti delle discipline di servizio sociale (che approfondisci per l'esame di stato), piuttosto ti sarà utile una ottima conoscenza dei diritti. Nei concorsi con elaborato già è più spendibile quello che hai appreso per l'esame, ma anche in questo caso dipende da cosa ti chiedono. Parti comunque dal presupposto che tutto quello che hai "rinfrescato" o imparato per il grande esame ti sarà sicuramente utile in un modo o nell'altro.
Al comune di Torino (come ti ho già accennato) la volta scorsa potevi sostenere il concorso anche senza abilitazione; quest'ultima ti è rischiesta al momento della stipula del contratto, quindi puoi anche fare le prove prima dell'esame di stato. In altri comuni non vale questa regola (anche se ho buone ragioni per sospettare che non sia propriamente legale e che quindi si potrebbe avviare ricorso... ma tant'è) e devi essere non solo abilitato, ma proprio iscritto all'albo degli assistenti sociali alla scadenza del bando.Ellina ha scritto:e poi una domanda più "tecnica"; quando dai l'esame e lo passi, dopo quanto tempo puoi tentare il primo concorso? E cosa devi fare subito dopo? Scusami la domanda forse stupida, ma quando si lavora immersi nel precariato (e chiedere un giorno di ferie sembra un'eresia) bisogna essere pronti ad ogni passo da effettuare anche i più semplici e burocratici!
Dopo esserti abilitata calcola che trascorre circa un mese all'iscrizione all'albo. Devi pagare le tasse all'università e la quota all'Ordine, il quale dovrà accogliere la tua domanda di iscrizione nella prima seduta del consiglio regionale mensile.
As esempio: io mi sono abilitato a metà dicembre, il 21 gennaio scadeva un bando di concorso a cui ero interessato ma all'Ordine si riunivano il 23... morale sforavo di due giorni e non hanno accettato la mia candidatura alle prove.
Re: Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
Be, cosa dirti se non "grazie"? Sia per le leggi (per fortuna la maggiorparte le avevo già incluse nella mia preparazione, ma ne ho trovate altre comunque molto preziose!), sia per le delucidazioni più prettamente tecniche!
Ti auguro di trovare al più presto un buon posto da AS...piccola curiosità, farai la specialistica?
(Non mi ero neanche ancora laureata che già volevano iscrivermi senza manco dirmelo... ).
Buona notte e ancora grazie
Ti auguro di trovare al più presto un buon posto da AS...piccola curiosità, farai la specialistica?
(Non mi ero neanche ancora laureata che già volevano iscrivermi senza manco dirmelo... ).
Buona notte e ancora grazie
Ellina- Numero di messaggi : 3
Città : prov to
Occupazione/Ozio : Lavoratrice
Data d'iscrizione : 06.11.07
Re: Timida guida alla preparazione dell'Esame di Stato
ciao Terrorswing, innanzi tutto complimenti per l'efficace racconto ) ascolta..volevo chiederti se per caso conosci siti,forum o quello che sia in cui oltre alle tracce dell'esame posso trovare le risposte così da potermi orientare meglio e farmi un idea sulla maniera in cui affrontarela prova....
Agilulfo- Numero di messaggi : 1
Città : Ancona
Occupazione/Ozio : nessuna
Data d'iscrizione : 15.04.13
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